Appennino, un premio al “coraggio di restare”
«Dobbiamo tornare ad appropriarci, prima di tutto culturalmente, dell’idea di una ricchezza dell’Appennino, che non è un’area svantaggiata». Sonia Chellini, vicepresidente di Slow Food, è stata molto diretta nel suo intervento dal palco del Teatro della Rosa di Pontremoli, in Lunigiana.
Sabato 14 ottobre era in corso il convegno “Il coraggio di restare”, che ha preceduto la consegna del Premio Pontremoli 2017: il riconoscimento è andato a sette aziende agricole toscane, tutte guidate da imprenditori di età inferiore ai 40 anni, che hanno scommesso sulla montagna, e – appunto – sulla ricchezza dell’Appennino. Sono i giovani per un’agricoltura di presidio.
Il Premio Pontremoli, che è alla seconda edizione, nasce da un’intuizione della Cia Toscana Nord, e fin dal 2016 è realizzato in collaborazione con Slow Food Toscana e Premio Bancarella. Da quest’anno, oltre al patrocinio del Comune di Pontremoli, vanta anche quello prestigioso della Strategia Nazionale Aree Interne della Presidenza del Consiglio dei ministri, nonché la media partnership del quotidiano “Il Tirreno”.
Nel suo intervento introduttivo Piero Tartagni, presidente della Cia Toscana Nord, ha spiegato l’importanza di questo riconoscimento, sottolineando come «le oltre 50 domande arrivate al Premio dimostrino che i giovani stiano sempre più guardando all’agricoltura come prospettiva di lavoro, ma anche che raccolgono la sfida di essere innovativi laddove, nel tempo, si è avuto un sostanziale e inesorabile abbandono della terra».
Dal Dopoguerra, infatti, abbiamo assistito a un progressivo allontanamento dell’agricoltura da terreni potenzialmente agricoli che, oggi, stanno diventando boschi: «Per questo – ha sottolineato Tartagni – premiare chi compie una scelta opposta e ha deciso di investire la propria vita lavorativa in zone difficili, rendendole nuovamente vive anche dal punto di vista agricolo, è un dovere».
Le segnalazioni hanno riguardato aziende di tutta la Toscana, e il ruolo di Slow Food, ha aggiunto ancora Tartagni, è stato fondamentale rispetto alla qualità delle esperienze presentate.
I riconoscimenti
Per la categoria “Difesa della biodiversità”, il premio è andato a Erika Petruzzi Battaglini di Pistoia, per aver adottato un territorio nonostante la consapevolezza delle difficoltà ed essere riuscita a recuperare la biodiversità della Valle dell’Orsigna.
Il premio “Agricoltura sociale” è andato a Riccardo Panelli e alla Cooperativa sociale “La Mattonaia” di Siena, per la scelta di operare nel territorio della marginalità sociale, dimostrando che può esistere un’economia che dà dignità a tutti.
Simone Botti di Loro Ciuffenna (AR) ha vinto il premio “Agricoltura biologica” (il suo olio fa parte del progetto “l’Extravergine del presidio”, ma produce anche fagiolo Zolfino, zafferano ed essenza di giaggiolo).
Il premio “Imprenditoria femminile”, invece, è stato assegnato a Delfina Marina Pozzoni (appena 20 anni), che in Alta Garfagnana prosegue nel segno della tradizione di famiglia l’attività dell’azienda agrituristica biologica Tripala.
Per le “Eccellenze agricole” è stato premiato Francesco Elter di Pisa, che è riuscito a coniugare tradizione, innovazione e ricerca, ottenendo qualità nella produzione e nel territorio, mentre il premio “Eccellenze agrolimentari” è andato a Fabio Bertolucci di Massa Carrara, per aver tutelato un’eccellenza come il presidio Slow Food della “Marocca di Casola”. Dal 2017, il forno di Fabio è divenuto azienda agricola, per occuparsi in prima persona del recupero delle tre filiere che danno origine alla Marocca, quella del grano, quella delle patate e della castagna.
Infine, è stato assegnato a Federico Daniele il premio speciale “Aree interne”: ha scelto di restare in Lunigiana, per dare nuova linfa all’azienda agrituristica avviata da sua mamma. “Una decisione che non è mai scontata e contribuisce a creare e rafforzare quella comunità delle aree interne fondamentale per mantenere vivo l’Appennino”, come ha sottolineato la menzione legata al premio.
Luca Martinelli
Fonte: slowfood
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