I Quaderni del Museo delle Scritture 2020

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Girolamo Siciolante
Cristo benedicente

La tavola con il Cristo benedicente – talora denominato Il Redentore o Ss. Salvatore – è un dipinto ad olio (cm 59×46) di Girolamo Siciolante databile alla seconda metà dagli anni Sessanta del XVI secolo, a lungo conservato nella chiesa di S. Nicola a Bassiano. Viene menzionata per la prima volta e attribuita a Siciolante nel 1766 da Pietro Pantanelli, nel suo manoscritto Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sermoneta. (1)

Nella collegiata chiesa di S. Nicola in Bassiano è di Girolamo la bella tavola del Salvatore. In Cisterna dipinse assai vagamente alcune sale nel palazzo dei signori Caetani; e molte figure effigiò ancora a fresco nella chiesa di S. Antonio (nelle quali dicono che lavorasse anche Tullio suo figliolo), e vi fece bellissimi quadri d’altri a olio.

Nella prima metà dell’Ottocento Giuseppe Marocco, in Monumenti dello Stato Pontificio. (2)

a proposito della chiesa di S. Nicola in Bassiano, annota che: Nella prima [cappella] è da osservarsi il quadro del cuor di Gesù del Cavallucci, nella seconda un Salvatore in tavola del Sicciolante [sic], ed un bel volto santo di antico stile.

Il Redentore è quindi oggetto di un’accurata lettura da parte di Federico Zeri (1951) (3) , che in un esteso articolo su Girolamo Siciolante così commenta:

Non tralasceremo invece di segnalare il curioso accento ottocentesco e purista “ante litteram” che assumono certe sue opere destinate al culto; come il piccolo Redentore a mezzo busto della Chiesa di San Nicola a Bassiano (che ci spiace di non poter riprodurre), anche esso citato dal Pantanelli e anche esso ignoto alla più recente letteratura; dove, per l’appunto, al primo sguardo si penserebbe ad un nuovo numero da aggiungere alla triste lista delle occasioni mancate di Fracassini, Mariani e affini, se poi invece la qualità, incomparabilmente più alta, non snebbiasse l’equivoco, misurando con rara precisione (per l’affinità dei rispettivi punti di partenza) l’inane assurdità di certi forzosi ritorni alla tradizione, di epoca post-illusionistica.

Qualche anno dopo il grande storico dell’arte tornerà a occuparsi di Siciolante in Pittura e Controriforma (4) :

Più tardi, quello che definivo «rassegnato esilio di Numi, che perduto l’Olimpo e la cella templaria, si ritrovano a fungere da Redentori, Vergini Deipare, Jeromartiri tutrici di casate principesche», quel mesto spegnersi della vena classica a sostegno di intenti divozionali sempre più aperti e palesi, tocca il massimo nel Redentore della Chiesa di San Nicola a Bassiano di Sermoneta: opera che – per un comune appiglio a fonti classicheggianti riviste per un analogo processo di spoglia nudità compositiva, appena appena sfiorata da una certa qual benigna dolcezza – sembra a prima vista più prossima alla Roma di Pio IX che a quella di Pio V.
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G. Siciolante, Incoronazione della Vergine, 1566-68 (particolare) Museo diocesano di Sermoneta
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Il Cristo benedicente è quindi oggetto di studio per Edmondo Angelini (1982) (5) che, raffrontando la tavola di Bassiano con quelle di Palestrina e Cori, avverte nella prima “una maggiore sobrietà che la distingue dalle altre due versioni”. Più tardi John Hunter (1996) (6) – che intitola l’opera Cristo benedicente – sulla base di un’analisi comparata la colloca nel triennio 1566-1568:

Il Cristo di Bassiano somiglia al Cristo di Palestrina, e alla figura con turbante della Pietà di Cambridge, somiglianze che suggerirebbero per quest’olio una datazione compresa tra il 1566 e il 1568.

A quegli anni si fa solitamente risalire anche la grande Incoronazione della Vergine (oggi esposta nel Museo diocesano di Sermoneta), che presenta interessanti assonanze con l’opera di Bassiano, nel volto della maestosa figura di Cristo e negli intensi gialli e rosa del luminoso fondale. Storicamente l’immagine del Cristo benedicente deriva da quella più antica del Cristo docente, già diffusa in età paleocristiana. La mano destra di Gesù appare sollevata in atto consacrante e in quella sinistra può comparire il globo crucigero, simbolo della supremazia di Cristo sul potere terreno, o il libro del Vangelo, emblema della Rivelazione di Dio. Nell’ampia produzione pittorica di Siciolante questo tipo rappresentazione è relativamente rara. Tra le opere autografe è il già citato dipinto di Palestrina (cm 154×83), databile al 1565 ed esposto nella cattedrale di Sant’Agapito martire. Qui Cristo è ritratto a figura intera, assiso su alcune nuvole, con il libro poggiato sulle gambe. Nella tavola di Bassiano Gesù solleva leggermente la propria mano destra nell’atto della tradizionale benedizione “latina”; nel libro aperto è ben visibile la scritta “EGO SU[M]/ VIA VE/RITAS/ ET VI/TA”, mutuata dal Vangelo di Giovanni (14.6). In secondo piano sulla destra, si intravede quasi in trasparenza, un pentimento: la sagoma di un piccolo angelo, non completata dall’intervento pittorico. La finezza dell’esecuzione, la perfetta impaginazione e il brillante cromatismo tipico della tarda Maniera romana, fanno sì che la tavola di Bassiano possa essere annoverata tra le più belle creazioni dell’intera produzione del Siciolante.

Nei Lepini, a Cori, presso la chiesa di Santa Maria della Pietà, si conserva un Cristo benedicente dipinto ad olio su tavola (cm 122×92), attribuito a Siciolante da Giuseppe Marocco (7) :

Nella chiesa medesima il quadro della terza cappella a destra è di buon pennello. Quello che esprime il Salvatore all’ altar grande è un famoso dipinto in legno, del Sicciolante [sic] da cui fu eseguito nel 1542.

John Hunter (8) , che colloca il Cristo di Cori tra le “attribuzioni incerte”, rileva come alcuni particolari contrastano con i “tratti fini ed eleganti del Siciolante” e ipotizza – qualora la tavola fosse autografa – una datazione intorno al 1550.

(1) Pantanelli, Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sermoneta, manoscritto del 1766, Roma 1909
(2) Marocco, Monumenti dello Stato Pontificio, tomo VI, Roma 1835, p. 82
(3) Zeri, Intorno a Gerolamo Siciolante, in “Bollettino d’Arte” 1951, p. 145
(4) Zeri, Pittura e Controriforma, 1957, p. 25
(5) E. Angelini, “Hieronimus Sermoneta”, Latina 1982, p. 78
(6) Hunter, Girolamo Siciolante pittore da Sermoneta (1521- 1575), Roma 1996, p. 97
(7) Marocco, Id, p. 143
(8) Hunter, Id., pag. 231

Bibliografia essenziale

G. Vasari, Le Vite de più eccellenti pittori, scultori e architettori, II ediz., Firenze 1568
G. Baglioni, Le Vite dei Pittori, Scultori ed Architetti del pontificato di Gregorio XIII dal 1572 infino ai tempi di Papa Urbano VIII nel 1642, Roma, 1642
P. Pantanelli, Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sermoneta, manoscritto del 1766, Roma 1909
L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, 1789G. Marocco, Monumenti dello Stato Pontificio, tomo VI, Roma 1835
G. Caetani, Domus Caietana, Sancasciano Val di Pesa, 1927-1933
A. Venturi, Storia dell’Arte italiana, vol. IX, Milano 1932
F. Zeri, Intorno a Gerolamo Siciolante, in “Bollettino d’Arte”, XXXVI, 1951
F. Zeri, Pittura e Controriforma, Torino 1957
E. Angelini, “Hieronimus Sermoneta”, Latina 1982
J. Hunter, Girolamo Siciolante pittore da Sermoneta (1521-1575), Roma 1996
B. Toscano, Un approdo veneziano per Siciolante, in L. Fiorani (a c. di) Sermoneta e i Caetani, Roma 1999

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G. Siciolante (?), Cristo benedicente, Cori. Chiesa di S. Maria della Pietà

La tavola con il Cristo benedicente – talora denominato Il Redentore o Ss. Salvatore – è un dipinto ad olio (cm 59×46) di Girolamo Siciolante databile alla seconda metà dagli anni Sessanta del XVI secolo, a lungo conservato nella chiesa di S. Nicola a Bassiano. Viene menzionata per la prima volta e attribuita a Siciolante nel 1766 da Pietro Pantanelli, nel suo manoscritto Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sermoneta. (1)

Nella collegiata chiesa di S. Nicola in Bassiano è di Girolamo la bella tavola del Salvatore. In Cisterna dipinse assai vagamente alcune sale nel palazzo dei signori Caetani; e molte figure effigiò ancora a fresco nella chiesa di S. Antonio (nelle quali dicono che lavorasse anche Tullio suo figliolo), e vi fece bellissimi quadri d’altri a olio.

Nella prima metà dell’Ottocento Giuseppe Marocco, in Monumenti dello Stato Pontificio. (2)

a proposito della chiesa di S. Nicola in Bassiano, annota che: Nella prima [cappella] è da osservarsi il quadro del cuor di Gesù del Cavallucci, nella seconda un Salvatore in tavola del Sicciolante [sic], ed un bel volto santo di antico stile.
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Il Redentore è quindi oggetto di un’accurata lettura da parte di Federico Zeri (1951) (3) , che in un esteso articolo su Girolamo Siciolante così commenta:

Non tralasceremo invece di segnalare il curioso accento ottocentesco e purista “ante litteram” che assumono certe sue opere destinate al culto; come il piccolo Redentore a mezzo busto della Chiesa di San Nicola a Bassiano (che ci spiace di non poter riprodurre), anche esso citato dal Pantanelli e anche esso ignoto alla più recente letteratura; dove, per l’appunto, al primo sguardo si penserebbe ad un nuovo numero da aggiungere alla triste lista delle occasioni mancate di Fracassini, Mariani e affini, se poi invece la qualità, incomparabilmente più alta, non snebbiasse l’equivoco, misurando con rara precisione (per l’affinità dei rispettivi punti di partenza) l’inane assurdità di certi forzosi ritorni alla tradizione, di epoca post-illusionistica.

Qualche anno dopo il grande storico dell’arte tornerà a occuparsi di Siciolante in Pittura e Controriforma (4) :

Più tardi, quello che definivo «rassegnato esilio di Numi, che perduto l’Olimpo e la cella templaria, si ritrovano a fungere da Redentori, Vergini Deipare, Jeromartiri tutrici di casate principesche», quel mesto spegnersi della vena classica a sostegno di intenti divozionali sempre più aperti e palesi, tocca il massimo nel Redentore della Chiesa di San Nicola a Bassiano di Sermoneta: opera che – per un comune appiglio a fonti classicheggianti riviste per un analogo processo di spoglia nudità compositiva, appena appena sfiorata da una certa qual benigna dolcezza – sembra a prima vista più prossima alla Roma di Pio IX che a quella di Pio V.
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G. Siciolante, Incoronazione della Vergine, 1566-68 (particolare) Museo diocesano di Sermoneta

Il Cristo benedicente è quindi oggetto di studio per Edmondo Angelini (1982) (5) che, raffrontando la tavola di Bassiano con quelle di Palestrina e Cori, avverte nella prima “una maggiore sobrietà che la distingue dalle altre due versioni”. Più tardi John Hunter (1996) (6) – che intitola l’opera Cristo benedicente – sulla base di un’analisi comparata la colloca nel triennio 1566-1568:

Il Cristo di Bassiano somiglia al Cristo di Palestrina, e alla figura con turbante della Pietà di Cambridge, somiglianze che suggerirebbero per quest’olio una datazione compresa tra il 1566 e il 1568.

A quegli anni si fa solitamente risalire anche la grande Incoronazione della Vergine (oggi esposta nel Museo diocesano di Sermoneta), che presenta interessanti assonanze con l’opera di Bassiano, nel volto della maestosa figura di Cristo e negli intensi gialli e rosa del luminoso fondale. Storicamente l’immagine del Cristo benedicente deriva da quella più antica del Cristo docente, già diffusa in età paleocristiana. La mano destra di Gesù appare sollevata in atto consacrante e in quella sinistra può comparire il globo crucigero, simbolo della supremazia di Cristo sul potere terreno, o il libro del Vangelo, emblema della Rivelazione di Dio. Nell’ampia produzione pittorica di Siciolante questo tipo rappresentazione è relativamente rara. Tra le opere autografe è il già citato dipinto di Palestrina (cm 154×83), databile al 1565 ed esposto nella cattedrale di Sant’Agapito martire. Qui Cristo è ritratto a figura intera, assiso su alcune nuvole, con il libro poggiato sulle gambe. Nella tavola di Bassiano Gesù solleva leggermente la propria mano destra nell’atto della tradizionale benedizione “latina”; nel libro aperto è ben visibile la scritta “EGO SU[M]/ VIA VE/RITAS/ ET VI/TA”, mutuata dal Vangelo di Giovanni (14.6). In secondo piano sulla destra, si intravede quasi in trasparenza, un pentimento: la sagoma di un piccolo angelo, non completata dall’intervento pittorico. La finezza dell’esecuzione, la perfetta impaginazione e il brillante cromatismo tipico della tarda Maniera romana, fanno sì che la tavola di Bassiano possa essere annoverata tra le più belle creazioni dell’intera produzione del Siciolante.

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G. Siciolante (?), Cristo benedicente, Cori. Chiesa di S. Maria della Pietà

Nei Lepini, a Cori, presso la chiesa di Santa Maria della Pietà, si conserva un Cristo benedicente dipinto ad olio su tavola (cm 122×92), attribuito a Siciolante da Giuseppe Marocco (7) :

Nella chiesa medesima il quadro della terza cappella a destra è di buon pennello. Quello che esprime il Salvatore all’ altar grande è un famoso dipinto in legno, del Sicciolante [sic] da cui fu eseguito nel 1542.

John Hunter (8) , che colloca il Cristo di Cori tra le “attribuzioni incerte”, rileva come alcuni particolari contrastano con i “tratti fini ed eleganti del Siciolante” e ipotizza – qualora la tavola fosse autografa – una datazione intorno al 1550.

(1) Pantanelli, Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sermoneta, manoscritto del 1766, Roma 1909
(2) Marocco, Monumenti dello Stato Pontificio, tomo VI, Roma 1835, p. 82
(3) Zeri, Intorno a Gerolamo Siciolante, in “Bollettino d’Arte” 1951, p. 145
(4) Zeri, Pittura e Controriforma, 1957, p. 25
(5) E. Angelini, “Hieronimus Sermoneta”, Latina 1982, p. 78
(6) Hunter, Girolamo Siciolante pittore da Sermoneta (1521- 1575), Roma 1996, p. 97
(7) Marocco, Id, p. 143
(8) Hunter, Id., pag. 231

Bibliografia essenziale

G. Vasari, Le Vite de più eccellenti pittori, scultori e architettori, II ediz., Firenze 1568
G. Baglioni, Le Vite dei Pittori, Scultori ed Architetti del pontificato di Gregorio XIII dal 1572 infino ai tempi di Papa Urbano VIII nel 1642, Roma, 1642
P. Pantanelli, Notizie istoriche appartenenti alla terra di Sermoneta, manoscritto del 1766, Roma 1909
L. Lanzi, Storia pittorica della Italia, 1789G. Marocco, Monumenti dello Stato Pontificio, tomo VI, Roma 1835
G. Caetani, Domus Caietana, Sancasciano Val di Pesa, 1927-1933
A. Venturi, Storia dell’Arte italiana, vol. IX, Milano 1932
F. Zeri, Intorno a Gerolamo Siciolante, in “Bollettino d’Arte”, XXXVI, 1951
F. Zeri, Pittura e Controriforma, Torino 1957
E. Angelini, “Hieronimus Sermoneta”, Latina 1982
J. Hunter, Girolamo Siciolante pittore da Sermoneta (1521-1575), Roma 1996
B. Toscano, Un approdo veneziano per Siciolante, in L. Fiorani (a c. di) Sermoneta e i Caetani, Roma 1999

Interventi istituzionali

Domenico Guidi
Sindaco di Bassiano

Essere gelosi custodi della testimonianza artistica di uno dei maggiori protagonisti del Manierismo romano, ci riempie di orgoglio e di grande responsabilità. Il Cristo Benedicente – noto anche come Il Redentore – infatti, olio su tavola databile alla seconda metà dagli anni Sessanta del XVI secolo, conservato nella nostra Chiesa di San Nicola, è certamente tra le più belle creazioni dell’intera produzione del Siciolante. Per la finezza dell’esecuzione, per la perfetta impaginazione e il brillante cromatismo tipico della tarda Maniera romana. Orgoglio, per la ricchezza culturale, storica, naturalistica che contraddistingue il nostro borgo, e che fa della nostra realtà un unicum nel pur vasto patrimonio locale e nazionale. Responsabilità, nel preservare e tramandare alle generazioni future questo importante lascito. Attraverso le Tradizioni, la Storia e la Cultura, attraverso la cura e la valorizzazione della Biblioteca Civica e del Museo delle Scritture, attraverso la promozione di opere di divulgazione culturale come questa pubblicazione sul Siciolante, curata da Scozzarella Vincenzo, direttore del Museo delle Scritture. Dalle mani del Siciolante, che nelle botteghe romane e laziali si applicava con operosità, ingegno e dedizione, nasceva questa meravigliosa tavola ad olio, Il Redentore, in cui i marcati accenti della Maniera toscana vengono stemperati da una rassicurante matrice classicista. E l’ingegno, l’operosità, la dedizione, la maestria sono valori che questo nostro borgo vuole preservare con cura. Anche sostenendo le nuove botteghe artigiane che stanno aprendo nelle cantine lungo le mura medievali che circondano il centro storico. Le “Mura del fare” rappresentano un progetto fattibile e perseguibile per realizzare quel Campus degli Industriosi che ha dato lustro all’artigianato locale alla fine del XVIII ed inizio XIX secolo a Bassiano. Con loro vogliamo dare nuovo impulso all’arte e alle tradizioni ma, soprattutto, riscoprire nuove forme di sviluppo dell’economia locale, sulla base di antichi ma sempre più attuali e necessari valori di riscoperta degli antichi mestieri. Gonfi di orgoglio, pieni di responsabilità e consapevoli delle difficoltà, sosterremo sempre la divulgazione delle conoscenze attraverso, le nostre scuole, e la diffusione della cultura quali necessari strumenti per la salvezza dell’umanità.

Quirino Briganti
Presidente della Compagnia dei Lepini

Girolamo Siciolante, allievo di Leonardo da Pistoia, è uno dei principali protagonisti del manierismo romano. L’artista gode dell’appoggio dei Caetani, famiglia molto legata alla corte dei Farnese. Nel periodo in cui Siciolante lavora a Roma diventa papa Alessandro Farnese, con il nome di Paolo III, cugino di Camillo Caetani, signore di Sermoneta. L’ambiente romano lo consacra come un’artista di prestigio e molti sono i lavori che gli vengono commissionati dalle famiglie aristocratiche della città. Alcune delle sue opere si trovano nei Lepini a partire dalla città natale del pittore, Sermoneta. L’impianto urbanistico medievale della città è dominato dall’imponente Castello dei Caetani ed inconfondibile è la chiesa di Santa Maria Assunta, in stile cistercense con il campanile romanico, con all’interno l’Incoronazione della Vergine di Girolamo Siciolante. A Cori, invece, presso la chiesa di Santa Maria della Pietà, si conserva un Cristo benedicente attribuito anch’esso a Siciolante. Ma è a Bassiano, la città del famoso tipografo umanista Aldo Manunzio, che si trova il Redentore, una tavola dipinta ad olio della seconda metà del XVI secolo che ha forti analogie con l’Incoronazione della Vergine di Sermoneta. La presente pubblicazione curata da Vincenzo Scozzarella, nell’ambito del progetto Civiltà Lepine, analizza e studia con dovizia di particolari la tavola di Bassiano sviluppando degli approfondimenti che la ricollocano artisticamente nel posto che merita. L’opera di stampo classicista, custodita nella chiesa di San Nicola a Bassiano del XIII secolo ben inserita nel contesto medioevale della città, è di ottima fattura ed è stata recensita da diversi storici dell’arte nel corso dei secoli. Come afferma l’autore: “La finezza dell’esecuzione, la perfetta impaginazione e il brillante cromatismo tipico della tarda Maniera romana, fanno sì che la tavola di Bassiano possa essere annoverata tra le più belle creazioni dell’intera produzione del Siciolante”.

Progetto scientifico, testi
Vincenzo Scozzarella, Direttore Museo delle Scritture Aldo Manuzio

Elaborato grafico
Giacomo Di Giorgio

Referenze fotografiche
Ufficio diocesano Beni culturali ecclesiastici

Museo delle Scritture Aldo Manuzio di Bassiano
Via Sezze, 1 – 04010 Bassiano (LT)
tel. 0773.355226
www.museoaldomanuzio.it
informazioni@museoaldomanuzio.it

© 2020 Museo delle Scritture Aldo Manuzio di Bassiano

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