Norma: Maria Santissima del Rifugio dei peccatori
Maria Santissima del Rifugio dei peccatori
La parrocchia di Norma è dedicata alla SS. Annunziata, titolo molto antico: dai primi documenti è Sancta Maria de Norma – così la chiama il Papa Gregorio IX nel 1227 in un documento nel quale dichiara che la parrocchia di Norma non deve pagare i censi al vescovo di Velletri. È probabile che la prima edificazione della chiesa risalga all’XI-XII sec., e che su quel luogo fu edificata una chiesa di forme romaniche da identificarsi con quella di Santa Maria a Norma, a tre navate e un’abside. Intorno al 1533 i duchi Caetani fecero ampliare il presbiterio e scavare le cappelle fuori delle mura perimetrali sulle due navate laterali. Nella seconda cappella sulla navata destra era custodita l’immagine della Madonna del Rifugio. Nel 1850 furono aperte le cappelle del Rifugio e del Rosario. Gli altari laterale, la cantoria e la scala di accesso ad essa sono stati eliminati, e il fonte battesimale è stato spostato nella cappella di San Francesco di Paola. In occasione del bicentenario della donazione del quadro, venne costruito il pavimento della chiesa. Nel 1954, gli stucchi che decoravano la cappella furono sostituiti da marmi pregiati. Nel 1964 la chiesa fu pavimentata in marmo. In quest’occasione il pavimento delle due navate laterali venne rialzato al livello di quella centrale e si scoprì che sotto la pavimentazione vi era un ossario. Nel 1967 il presbiterio venne rivestito di granito rosa e l’altare maggiore di labradorite.
Nel 1718 nella cappella di San Giuseppe venne collocata la tela della Madonna del Rifugio dei Peccatori, copia di quella che il Beato Padre Antonio Baldinucci portava con sé nelle missioni. Nel 1967 la chiesa è stata dichiarata Santuario Mariano da Monsignor Arrigo Pintonello. La tradizione vuole che il quadro fosse stato donato alla chiesa di Norma dopo che la Madonna aveva detto al Beato Antonio Baldinucci la frase: “Figlio,.andiamo a Norma che è gente migliore”, quando quest’ultimo le chiese consiglio sull’itinerario da seguire nelle sue missioni. Ciò accadde nel 1717 come da testimonianza di Fabio Benci, luogotenente del duca di Sermoneta. In effetti il paese – pur essendo il più piccolo e povero dei Lepini – la accolse con una devozione che a distanza di anni non si è mai spenta: nel 1858, con i soldi raccolti grazie alla vendita dell’olio, la popolazione commissionò la macchina che tutt’ora valorizza il suo quadro. Nel 1592 Marco di Sciarra invase la chiesa a mano armata e dentro il sacro recinto ferì e uccise la gente ivi rifugiata. La chiesa perse la sacralità e fu interdetta. La riconsacrazione ebbe luogo il giorno dell’Ascensione del 1592. L’immagine è stata fornita di corona d’oro con pietre preziose. Fin dal 1718 si trovava in “cornu epistolae”, tra la cappella del Santissimo Crocifisso e quella del Santissimo Rosario, nella cappella del Patriarca San Giuseppe ed era collocata in un urna. La tradizione orale ricorda diversi miracoli in occasione di siccità e altri fenomeni atmosferici avversi.
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