Il Maggio dei Libri: Generazione 22
Monti Lepini
“Dentro Roma” nasce all’interno di un progetto più ampio ideato da Matutateatro e denominato “Generazione ’22”: un’iniziativa di promozione culturale, strettamente connessa alla promozione del territorio, in programma da metà maggio fino a dicembre 2022 in diversi Comuni del territorio dei Monti Lepini, tra la provincia di Latina e di Roma, con spettacoli teatrali, eventi, reading e incontri ispirati a grandi personaggi italiani e internazionali di cui nel 2022 ricorre il centenario della nascita.
Personaggi come Pier Paolo Pasolini, Beppe Fenoglio, Jack Kerouac, Margherita Hack, Mario Lodi, Josè Saramago, Luigi Meneghello, Luciano Bianciardi, Vittorio Gassman e Ugo Tognazzi, molto diversi tra loro, ma che hanno lasciato in eredità al mondo il loro contributo importante, hanno in comune l’anno di nascita: il 1922.
“Generazione ’22” vuole essere un’importante occasione culturale per riscoprire e promuovere presso il pubblico le opere di questi personaggi, in una chiave di riscoperta anche del territorio e dell’ambiente naturale, con il coinvolgimento dei luoghi della cultura, quali biblioteche, teatri, scuole, e non solo.
DENTRO ROMA
reading da Pier Paolo Pasolini
con Titta Ceccano e Giuseppe Pestillo
sound design di Francesco Altilio e Mirjana Naardelli
produzione – Matutateatro
PASOLINI E ROMA – Nell’inverno del 1950 Pier Paolo Pasolini giunge a Roma, dapprima disoccupato, poi insegnante precario. Più per necessità che per volontà, grazie a quella che egli chiamerà ”una coazione del destino”, entra immediatamente in contatto con il mondo delle borgate.
Armato di taccuino e curiosità, annota “modi idiomatici, punte espressive o vivaci, lessici gergali presi di prima mano dalle bocche dei parlanti fatti parlare apposta” e mai con freddezza, ma sempre con una grande dose di coinvolgimento umano ed emotivo, con rispetto e capacità di ascolto, si impadronisce di quella lingua urlata dalla gente di borgata che sprigiona un’incontenibile energia, una lingua gergale contaminata dalla recente migrazione interna, una sorta di eloquio di banda parlato da una certa malavita di quartiere. Da questo ascolto e dall’osservazione partecipe e complice della realtà popolare che lo circonda, nascono i romanzi romani col loro sperimentalismo linguistico che ne è forma e sostanza.
RAGAZZI DI VITA – “Ragazzi di vita” esce nel 1955, è il suo primo grosso successo letterario.
L’argomento, di una crudezza allora del tutto inconsueta, l’impasto linguistico nuovo, sebbene nella linea di Gadda, la pietà e l’arte che tengono uniti gli episodi di un romanzo corale e centrifugo in cui un vero e proprio intreccio non c’è, attirano l’attenzione di pubblico e critica. Mentre le accuse di oscenità all’opera e l’atteggiamento persecutorio verso il suo autore, pur contribuendo a creare attenzione attorno al libro, feriscono nell’intimo Pasolini.
Abbiamo detto del carattere episodico del romanzo che manca di un vero e proprio intreccio: Pasolini sviluppa diversi fili narrativi, a volte li sospende per poi riprenderli, mentre a volte li perde e li abbandona, tutto dentro una certa ricorsività delle situazioni, in un tempo ripetitivo che si avvolge su se stesso in maniera circolare. È come se di volta in volta si presentassero al proscenio diversi attori, cioè i diversi personaggi del racconto che impariamo a conoscere coi loro nomi o più spesso con i loro soprannomi: il Riccetto, il Caciotta, Amerigo, il Lenzetta, Genesio, Alduccio e Begalone.
E proprio questi ultimi due hanno attratto la nostra attenzione. Sono i protagonisti assoluti del settimo e penultimo capitolo, intitolato “Dentro Roma”. Autonomo, quasi un racconto a sé all’interno dell’opera, il capitolo coglie Alduccio e il Begalone negli interni disagiati delle loro case mentre si preparano alla notte romana e li segue nel loro gironzolare picaresco nel centro di Roma tra fame, sesso e denaro, ciclicamente perduto e ritrovato. Adolescenti che bruciano di Vita, su cui la tenerezza pasoliniana si posa con mano lieve e commovente tanto più che a far da sfondo c’è sempre la Morte.
Organizzato in maniera circolare il capitolo si chiude con il ritorno in borgata dei protagonisti, nel disagio dei loro interni familiari.
Dentro questo arco di andata e ritorno, si muove la macchina da presa narrativa di Pasolini con un andamento cinematografico in grado di cogliere e rappresentare la realtà “in presa diretta”. Sono gli anni il cui il poeta fa le sue prime esperienze di sceneggiatore e c’è un’evidente osmosi tra le due forme di scrittura.
LA MESSA IN SCENA DI MATUTATEATRO – La nostra messa in scena, a metà tra un reading e una mise en espace, si muove sostanzialmente su due direttrici. Da una parte segue la natura cinematografica del racconto restituendo, grazie al disegno sonoro del compositore Francesco Altilio, l’immaginario filmico che la lettura del testo produce, tra assonanze musicali e citazioni sonore dal cinema pasoliniano.
Dall’altra valorizza gli elementi comici del testo, quelli, si direbbe “picareschi”, che ci sembrano derivare dalla tradizione della Commedia dell’arte (fame, sesso e denaro caratterizzano i bisogni dei ragazzi di vita, così come quelli degli zanni), elementi comici presenti e frequenti accanto a quelli tragici ed elegiaci, in un continuo alternarsi ed inseguirsi di comico e tragico, lirico e prosaico, alto e basso che è la cifra più potente e intima di questi romanzi romani.
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