Sezioni
Entrando in una Grotta
In base al grado di specializzazione alla vita sotterranea gli animali cavernicoli sono tradizionalmente suddivisi in tre categorie: 1) troglobi che vivono solo ed esclusivamente nelle grotte; 2) troglofili che sono frequenti in grotta ma reperibili anche all’esterno; 3) troglosseni che sono cavernicoli del tutto occasionali.
Fra i troglobi si trovano le entità più interessanti dal punto di vista scientifico, spesso si tratta di endemiti. I tratti comuni a molti troglobi sono la depigmentazione, l’assottigliamento del corpo, l’allungamento degli arti e la riduzione o la scomparsa degli occhi. Molti hanno una scarsa specializzazione alimentare e un limitato tasso di riproduzione.
Le grotte dei Monti Lepini ospitano una fauna ricca e differenziata. Finora sono state sinora censite circa 150 specie (soprattutto artropodi come crostacei, insetti ecc.), 9 delle quali troglobie ed endemiche, esclusive di questo gruppo montuoso. Le specie endemiche vivono in un territorio limitato ed esistono specie endemiche italiane, appenniniche ma anche di aree molto ristrette come un lago o la cima di un monte.
I Monti Lepini sono ricchi di endemiti per le complesse vicissitudini geologiche e climatiche che hanno interessato queste montagne e che ne hanno determinato il popolamento animale.
Addentrandosi idealmente in una grotta dei Monti Lepini, i primi ‘inquilini’ che si osservano nella penombra sulle pareti della grotta, sono la cosiddetta associazione parietale: ragni (Meta spp.), falene, ditteri, alcuni coleotteri e ortotteri. Tra questi, è spesso presente in gruppi numerosi Dolichodopa geniculata: è una tipica ‘cavalletta di grotta’ endemica dell’Appennino centro-meridionale, facilmente riconoscibile per il colore ferrugineo, per le zampe e le antenne lunghissime, per gli occhi ridotti e l’assenza di ali.
Si tratta di animali di origine molto antica che risalgono al Miocene. Sono trogofili ed escono all’esterno della grotta, generalmente di notte, per nutrirsi di vegetali. Osservando la volta delle grotte non è raro l’incontro con i pipistrelli, o chirotteri, che vi trovano rifugio durante il giorno e il letargo invernale. Sui Monti Lepini vivono almeno 11 specie, 8 delle quali frequentano le grotte.
Proseguendo l’esplorazione nelle zone più umide della grotta non è raro l’incontro con Oxychilus draparnaudi, una piccola chiocciola troglofila che malgrado l’aspetto inoffensivo può predare falene e altri invertebrati. Predatore è anche Nesticus sbordonii, un ragno troglobio ed endemico della Grotta della Croce di Supino, uno dei ragni dell’Appennino centrale più specializzati per la vita cavernicola.
Troglobie sono anche due specie di pseudoscorpioni, animali simili a piccoli scorpioni ma privi della ‘coda’ con l’aculeo velenifero: Neobisium (Ommatoblothrus) endemica di alcune grotte sulfuree (Bassiano), e Neobisium (Ommatoblothrus) patrizii, presente con due sottospecie di cui una, Neobisium (Ommatoblothrus) patrizii romanorum, endemica di due grotte situate presso Carpineto Romano.
Questi animali sono predatori di altri artropodi che afferrano con le chele delle lunghe zampe anteriori. Malgrado le piccole dimensioni (5-8 mm di lunghezza), sono tra gli pseudoscorpioni italiani ‘più grandi e spettacolari’ per gli arti molto allungati, la depigmentazione e l’assenza di occhi. Nell’acqua di alcune grotte Lepine vivono tre interessantissime specie di anfipodi del genere Niphargus, piccoli crostacei bianchicci e trasparenti.
Tra le specie dei Monti Lepini più interessanti dal punto di vista biospeleologico, figurano tre coleotteri colevidi endemici: Bathysciola delayi, del Monte Semprevisa, Bathysciola georgii e Bathysciola sisernica, esclusive del Pozzo l’Arcaro, sul Monte Siserno. Si tratta di troglobi che però non mostrano gradi estremi di adattamento morfologico all’ambiente cavernicolo e anche sui Lepini altre specie dello stesso genere vivono nella lettiera dei boschi.
Alla famiglia degli pselafidi appartiene invece una specie del genere Tychobythinus, endemica della Grotta di Fiume Coperto.
Estremamente interessanti sono poi i coleotteri carabiti del genere Duvalius, rappresentati da cinque endemiti troglobi: 1) 4. Duvalius lepinensis lepinensis, descritto della Voragine dell’uomo morto a Carpineto Romano e poi rinvenuto in altre grotte; 2) Duvalius lepinensis ametistinus, dell’Oviso dei Maiali a Cori; 3) Duvalius bastianinii, dell’Ouso di Pozzo comune; 4) Duvalius cerrutii, descritto del Pozzo l’Arcaro a Ceccano; 5) Duvalius nardii, della Grotta di Fiume Coperto. Si tratta di veloci predatori di altri invertebrati, ben riconoscibili alla luce delle lampade per il loro colore ambrato. Le specie Lepine appartengono almeno a due gruppi morfologicamente distinti e testimoniano la complessa storia del popolamento di queste straordinarie montagne.
Testi tratti da:
“Lepini, Anima selvaggia del Lazio”
Edizioni Belvedere. ISBN: 88-89504-03-X