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Alla scoperta delle Chiese di Segni

La cattedrale di Santa Maria Assunta 

Collocata nel centro storico di Segni, la maestosa Cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta fu ricostruita ex novo nel XVII secolo sulle rovine della chiesa precedente edificata nell’XI secolo. Il progetto fu realizzato all’architetto Giovanni Battista Roderi che concepì un edificio con pianta a croce greca e tre portali d’ingresso con timpani, posto alla sommità di un’ampia scalinata. Sul lato destro è il campanile romanico sopravvissuto alla grande ricostruzione barocca. La facciata presenta il corpo centrale avanzato con una grande cornice, che delimita il registro superiore dove è una finestra rettangolare con due piccole nicchie ai lati. Nel 1817 è stata rivestita con lastre di calcare locale. All’interno tre grandi altari sono collocati nella zona del presbiterio-coro e nelle cappelle del Rosario e della Croce. A questi si aggiungono cappelle più piccole e vari altari riccamente ornati con stucchi, ori e marmi pregiati, decorati da tele e affreschi del ‘600 e del ‘700. Sull’altare maggiore, come pala d’altare, è la tela del 1856 di Ignazio Tirinelli raffigurante Maria Assunta in cielo. Sulle pareti laterali del presbiterio troviamo due grandi oli su tela di Leandro Carchenne con La Natività della Vergine e la Presentazione al tempio della Vergine (firmata in basso a destra “Alexander Carcani pinxit”) databili alla seconda metà del XVII secolo.  La Cappella della croce, collocata nel braccio sinistro della chiesa, presenta sull’altare Il trionfo della Croce e sulle pareti laterali le grandi scene del Elena ritrova la Vera Croce e della Esaltazione della Vera Croce, tutte realizzate dai fratelli francesi Jaques e Guillaume Courtois, che si trasferirono in via definitiva a Roma nella seconda metà del Seicento. A loro si deve anche l’affresco della cupola centrale. Nella Cappella del Rosario spicca la pala d’altare della Madonna del Rosario, già attribuita a Pietro da Cortona e più recentemente riferita a Giovanni Francesco Bonifazi. Sulle pareti sono i due grandi dipinti ad olio su muro raffiguranti, a sinistra, La dormizione della Vergine del 1649  attribuita ad Andrea Generoli e L’adorazione di pastori del 1650 circa, sulla destra, di autore ignoto. Una serie di affreschi decora le pareti della Cappella di San Bruno, che accoglie le reliquie del vescovo e patrono di Segni (+1123). Sono opera di Lazzaro Baldi (1622-1703) e narrano episodi della vita del Santo: S. Bruno libera un’ossessa durante la Messa pontificale a Vallemaio; S. Bruno discute con Berengario sull’Eucaristia; S. Bruno atterrisce i briganti. Nella cupola è la grandiosa scena del Paradiso. Tra le altre opere conservate nella cattedrale di S. Maria Assunta ricordiamo L’incredulità di San Tommaso, olio su tela di Francesco Cozza databile al 1660 circa (altare di S. Tommaso), La predica del Battista di Ignazio Tirinelli, un olio su tela del 1854 (cappella di S. Giovanni Battista), La morte di San Giuseppe , ugualmente un olio su tela di scuola romana del XVII secolo (cappella di S. Giuseppe) e La Vergine col Bambino e i santi Vitaliano papa e Bruno vescovo, dipinto su tela da Lazzaro Baldi nella seconda metà del Seicento ed esposto nella sagrestia.

Chiesa di S. Pietro 

Costruita nel XIII secolo sul sito dell’antica Acropoli, sopra i resti di un tempio romano dedicato alla dea Giunone Moneta, S. Pietro è la più antica chiesa di Segni. Secondo la tradizione, fu qui che il 22 febbraio 1173, papa Innocenzo III canonizzò Thomas Becket, arcivescovo di Cantherbury, tre anni dopo il suo assassinio. La chiesa è preceduta da un ampio sagrato in selci bianchi, a contrasto con la semplice facciata tufacea che presenta due oculi e un semplice portale in pietra calcarea. Sul lato sinistro il campanile, innalzato con i resti delle cellette laterali del tempio, è movimentato da finestre bifore e monofore. Negli anni S. Pietro ha vissuto numerosi interventi di ristrutturazione e di restauro. L’ultimo ha riportato alla luce affreschi di epoca differente: al XV secolo è databile Il martirio di San Sebastiano, mentre al XVI secolo risale una Madonna con Bambino affiancata dai Santi Stefano, Lorenzo e Vitaliano. L’interno, a navata unica senza transetto, presenta oggi una serie di colonne posizionate in prossimità delle pareti e della zona presbiterale che scandiscono le campate e sorreggono la volta. Sulla parete d’altare s’impone solennemente la tela con San Pietro , firmata e datata in basso a sinistra “P. Tadolini, Roma 1907”, in cui l’artista inserisce sullo sfondo, oltre la maestosa figura del Santo, un’accurata rappresentazione della città di Segni. Sulla parete sinistra del presbiterio un altro dipinto rimanda al “Primo tra gli apostoli”. È la grande Consegna delle chiavi a S. Pietro, databile alla seconda metà del XVI secolo , di ignoto artista di scuola romana.

Chiesa  S. Stefano 

Secondo la tradizione quello di S. Stefano è il primo sito di culto cristiano nella storia città di Segni. Sorge nella contrada detta ancora oggi “La Giudea”, che documenta l’importante presenza ebraica nella città lepina sin dagli albori del cristianesimo. La chiesa occupa in particolare l’area dell’antica sinagoga, trasformata in tempio cristiano in età paleocristiana e subito dedicata al protomartire Santo Stefano. L’edificio fu riedificato intorno al XIII secolo, come ben dimostra il campanile romanico che si eleva per quattro piani, e successivamente ristrutturato, soprattutto dopo l’incendio subito nel 1557. S. Stefano oggi presenta una facciata tardorinascimentale – sulla quale è ancora possibile leggere l’originaria struttura medievale – con tre portali, un timpano sorretto da quattro paraste e fronte a capanna. L’interno è costituito da una navata centrale e da una piccola navata laterale sinistra. L’altare è decorato da una grande tela con il del Martirio di S. Stefano, databile al XVII secolo. Il Santo, che indossa la dalmatica di colore rosso, è rappresentato inginocchiato nel registro inferiore sulla destra. Ai suoi lati compaiono in piedi due aguzzini che sollevano le grandi pietre con cui uccideranno il giovane martire. La lapidazione era la tipica esecuzione di chi era considerato eretico dalla legge giudaica. Sull’altare della navata sinistra è un dipinto con la grande immagine di San Vincenzo Ferrer del XVII secolo , con il tradizionale saio bianco e il mantello nero. L’indice della mano è rivolto verso il cielo e la fiamma dello Spirito Santo arde sul suo capo. Il Santo è qui raffigurato come “angelo dell’apocalisse”, con due grandi ali e il libro della Bibbia aperto al versetto di Ap 14,7: «Timete Deum et date illi honorem quia venit hora judici eius» (‘Temete Dio e dategli onore poiché è giunta l’ora del suo giudizio’).

da testi di Ferruccio Pantalfini e Vincenzo Scozzarella 

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