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Agricoltura nell’Antichità: Il Segno Impresso nel Paesaggio e le Rivolte degli Schiavi nel 198 a.C.

La mostra “Res Rustica – L’Agricoltura dei Monti Lepini nel tempo”, attualmente in corso nei Comuni dei Monti Lepini e che si concluderà il 17 novembre, rappresenta un evento culturale di grande rilevanza per il territorio. Questo progetto non solo celebra la tradizione agricola millenaria dei Monti Lepjni, ma la inserisce in un contesto contemporaneo attraverso un approccio innovativo e condiviso con tutti gli istituti culturali locali. L’agricoltura, infatti, ha da sempre costituito un pilastro fondamentale per la vita civile dei Monti Lepini, plasmando l’identità sociale, economica e antropologica delle sue comunità. La mostra itinerante, arricchita da conferenze, performance artistiche e oggetti emblematici provenienti dai musei locali, offre uno sguardo approfondito su come le pratiche agricole abbiano evoluto nel tempo, dalla tradizione alle esperienze più moderne e sostenibili. Attraverso un percorso storico e culturale, “Res Rustica” si propone di rafforzare l’offerta culturale del territorio, mettendo in rete le risorse locali e creando un nuovo patrimonio condiviso, capace di attrarre e coinvolgere una vasta gamma di pubblico, dai cittadini ai turisti.

La Rivolta degli Schiavi del 198 a.C.: Un Riflesso dell’Economia Agricola

Nel 198 a.C., una vasta rivolta di schiavi scoppiò nelle campagne lepine, estendendosi da Sezze fino a Norba e oltre. Questa rivolta, che coinvolse un numero eccezionale di schiavi, riflette la rilevanza che l’agricoltura aveva assunto in questo territorio. La massiccia presenza di schiavi era necessaria per supportare un sistema agricolo che si era evoluto in modo considerevole, richiedendo una forza lavoro intensiva per la coltivazione dei campi e la gestione delle grandi ville produttrici. Le campagne lepine, già dal IV secolo a.C., iniziarono a vedere un incremento nel popolamento, con la costruzione di numerose ville rustiche. Queste ville, caratterizzate da imponenti terrazzamenti in opera poligonale o quadrata, cisterne per la conservazione dell’acqua e impianti per la lavorazione dei prodotti agricoli, rappresentano il cuore pulsante dell’economia agricola di quel tempo. Gli schiavi, impiegati in gran numero in queste strutture, erano essenziali per sostenere la produzione di olio, vino e altri prodotti agricoli destinati sia al mercato locale sia alla capitale Roma.

Le Ville Rustiche e il Paesaggio Agrario

L’archeologia ci offre uno sguardo prezioso su come dovevano apparire le campagne lepine durante l’epoca repubblicana e imperiale. Le ville rustiche non erano semplici residenze, ma veri e propri centri di produzione agricola. Gli imponenti terrazzamenti, costruiti per rendere coltivabili anche i terreni più scoscesi, e le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana dimostrano una profonda conoscenza e adattamento all’ambiente naturale. Le analisi polliniche effettuate nelle zone circostanti rivelano la presenza di oliveti già dal IV secolo a.C., con un notevole incremento nel III secolo a.C. e, soprattutto, durante l’epoca tardo repubblicana. I declivi meno ripidi erano probabilmente destinati alla viticoltura, producendo i rinomati vini di Sezze, Priverno, Cori, Norma e Segni. Questi vini, celebrati anche dagli scrittori antichi come Plinio il Vecchio, erano particolarmente apprezzati per le loro qualità gustative e medicinali. Plinio, ad esempio, elogia il vino di Sezze, preferito dal divino Augusto e dai suoi successori, per la sua capacità di non causare indigestioni.

La Produzione Agricola e i Mercati

Il paesaggio agricolo delle campagne lepine era inoltre caratterizzato da coltivazioni destinate al consumo familiare e al mercato locale. Le testimonianze archeologiche, come i torculari (frantoi per la spremitura delle olive e dell’uva) rinvenuti in diverse ville, indicano una produzione agricola di grande scala, volta a soddisfare le esigenze delle popolazioni locali e dei mercati di Roma. In particolare, si coltivavano frutta, verdura e cereali, che non solo alimentavano le legioni e gli abitanti delle città vicine, ma venivano anche esportati verso la capitale. Un esempio suggestivo di questa produzione è offerto dai ritrovamenti di semi di favino e frumento nelle dispense delle case di Norba, e da una cesta di strame trovata a Priverno contenente pinoli, pigne e pesche, che ci offre uno scorcio sulla varietà di prodotti agricoli presenti nelle case dell’epoca.

La Sapienza Contadina e le Innovazioni Tecnologiche

L’agricoltura nell’antichità non era solo una questione di coltivazione, ma coinvolgeva anche una serie di conoscenze e tecniche sviluppate nel corso dei secoli. Ad esempio, le macine in pietra, utilizzate per ottenere farine dai cereali, erano già in uso durante il Neolitico. Con l’avvento dell’età romana, queste macine furono perfezionate, diventando strumenti a rotazione, realizzati in pietra lavica. Questo progresso tecnologico facilitò la produzione di farine, fondamentali per l’alimentazione quotidiana. La conservazione del grano era un altro aspetto cruciale dell’agricoltura antica. I contadini dovevano proteggerlo dalla germinazione, dalle muffe, dagli insetti e dai topi. Per quest’ultimo problema, si utilizzavano trappole specifiche e i cani delle fattorie venivano addestrati per difendere i granai. Anche il bestiame, importante per l’economia agricola, veniva protetto e identificato attraverso marchi a fuoco, un metodo che consentiva di risalire al proprietario in caso di furto o danni causati dagli animali.

La Preservazione della Conoscenza Agricola Antica

Con l’avvento della “rivoluzione agricola” del secondo dopoguerra, molte delle conoscenze contadine millenarie sono andate perdute. Tuttavia, la comprensione e lo studio degli antichi manufatti e delle tecniche agricole utilizzate dalle civiltà passate possono arricchire culturalmente la società contemporanea. Ad esempio, la conoscenza dell’uso delle macine, delle tecniche di conservazione del grano e della gestione del bestiame può offrire spunti per pratiche agricole più sostenibili e rispettose dell’ambiente. In conclusione, l’agricoltura nell’antichità ha lasciato un segno indelebile nel paesaggio delle campagne lepine. Le rivolte degli schiavi, le ville rustiche, le tecniche agricole e le produzioni destinate ai mercati di Roma testimoniano un’economia agricola avanzata e complessa. La preservazione e lo studio di queste conoscenze antiche rappresentano un patrimonio inestimabile, capace di offrire insegnamenti preziosi anche per il mondo contemporaneo.

La rubrica “Pillole Artistiche” nasce con l’obiettivo di far conoscere, attraverso l’arte e i beni del territorio, i libri del “fondo locale” dei Lepini  e/o ricerche della Compagnia stessa pubblicate diversi anni fa. La Compagnia dei Lepini, che gestisce il Sistema Bibliotecario del territorio, ha il compito di valorizzare la produzione letteraria del fondo librario locale dove sono conservati volumi, che nei decenni scorsi hanno contribuito a promuovere la conoscenza del nostro territorio. Gli articoli  devono essere contestualizzati alla data in cui sono stati pubblicati i libri e/o le ricerche. Le ricerche più recenti potranno contribuire in futuro a comprendere nuovi aspetti dei beni, dei personaggi storici e dei periodi che verranno presi in esame. 
Artcolo di: Agostini Giada
Testi di riferimento: Catalogo della Mostra Res Rustica: L’agricoltura dei Monti Lepini nel tempo 

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