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Ora et labora: L’agricoltura nei monasteri Lepini

La mostra “Res Rustica – L’Agricoltura dei Monti Lepini nel tempo”, attualmente in corso nei Comuni dei Monti Lepini e che si concluderà il 17 novembre, rappresenta un evento culturale di grande rilevanza per il territorio. Questo progetto non solo celebra la tradizione agricola millenaria dei Monti Lepjni, ma la inserisce in un contesto contemporaneo attraverso un approccio innovativo e condiviso con tutti gli istituti culturali locali. L’agricoltura, infatti, ha da sempre costituito un pilastro fondamentale per la vita civile dei Monti Lepini, plasmando l’identità sociale, economica e antropologica delle sue comunità. La mostra itinerante, arricchita da conferenze, performance artistiche e oggetti emblematici provenienti dai musei locali, offre uno sguardo approfondito su come le pratiche agricole abbiano evoluto nel tempo, dalla tradizione alle esperienze più moderne e sostenibili. Attraverso un percorso storico e culturale, “Res Rustica” si propone di rafforzare l’offerta culturale del territorio, mettendo in rete le risorse locali e creando un nuovo patrimonio condiviso, capace di attrarre e coinvolgere una vasta gamma di pubblico, dai cittadini ai turisti. I Monti Lepini, situati nel Lazio meridionale, rappresentano un esempio significativo di come l’agricoltura possa integrarsi armoniosamente con il paesaggio naturale e culturale, mantenendo al contempo un forte legame con la tradizione e l’innovazione. In questo territorio, l’attività agricola non solo contribuisce alla preservazione dell’ambiente, ma promuove anche la sostenibilità, facendo della qualità dei prodotti locali un marchio di eccellenza.

Ora et Labora: L’Agricoltura nei Monasteri Cistercensi

La frase “Ora et labora” racchiude in sé l’essenza della vita monastica secondo la Regola Benedettina, una combinazione armoniosa di preghiera e lavoro manuale che ha definito l’esistenza dei monaci per secoli. Questa filosofia, codificata inizialmente da San Benedetto da Norcia nel VI secolo, ha trovato una sua interpretazione e sviluppo peculiare all’interno dell’Ordine Cistercense, nato nel 1098 a Cîteaux, in Borgogna. L’Ordine Cistercense, spesso ricordato per il suo impegno agricolo, ha rappresentato un punto di svolta nella gestione delle risorse e nella pianificazione territoriale, portando a una rivoluzione agricola e organizzativa che ha gettato le basi per la fortuna religiosa ed economica dell’Ordine stesso.

Il Ruolo dell’Agricoltura nella Regola Cistercense

Nella Regola Cistercense, il lavoro manuale assume un ruolo centrale, al pari della preghiera. I monaci dovevano provvedere al proprio sostentamento attraverso la coltivazione della terra e l’allevamento del bestiame. Era loro permesso di possedere terreni, corsi d’acqua, boschi, vigne e animali, ma tutto doveva essere orientato alla soddisfazione delle necessità del monastero, evitando l’accumulo eccessivo di ricchezze. Questa concezione integrata della vita monastica, che non separava la dimensione spirituale da quella materiale, si rifletteva nella quotidianità dei monaci, dove la cura del corpo e dello spirito si fondevano in un’unica esperienza di fede.

L’Innovazione Agricola e la Gestione dei Possedimenti

Il successo dei Cistercensi nel campo agricolo nel XII secolo non fu casuale. Alla base c’era una pianificazione e una gestione razionale dei loro possedimenti, che si estesero rapidamente grazie all’efficienza amministrativa e a una visione innovativa della gestione dei beni. Una delle chiavi di questo successo fu l’istituzione dei Conversi, monaci laici dedicati principalmente al lavoro manuale, che liberarono i monaci ordinati dagli impegni agricoli più gravosi, permettendo loro di concentrarsi sulla preghiera e sulla gestione spirituale del monastero. A questi si aggiungeva l’organizzazione delle grange, vere e proprie aziende agricole spesso collocate in territori remoti, ma gestite in modo tale da garantire un costante rifornimento di beni e risorse al monastero madre. Queste strutture rappresentavano non solo un centro di produzione agricola, ma anche un luogo di innovazione, dove si sperimentavano nuove tecniche agricole e si perfezionavano le competenze dei monaci nella gestione della terra.

Il Complesso di Fossanova: Un Esempio di Eccellenza

Tra i diversi insediamenti cistercensi disseminati sui Monti Lepini, l’Abbazia di Fossanova si distingue per la sua importanza storica e per le tracce ancora visibili di una lunga tradizione agricola monastica. I Cistercensi giunsero a Fossanova intorno al 1135, su invito di papa Innocenzo II, che desiderava rafforzare la presenza monastica in un’area strategica ai confini meridionali dello Stato Pontificio. La donazione di un monastero preesistente, con il suo patrimonio di terre e edifici, fornì ai monaci un punto di partenza solido per l’espansione delle loro attività. La “grancia” di Fossanova, un grande granaio ancora oggi esistente, rappresenta una testimonianza tangibile di questo periodo di prosperità agricola. Situata nei pressi dell’ingresso secondario del monastero, verso la “porta che apriva sui campi”, questa struttura era il fulcro delle attività agricole del monastero, fungendo da magazzino per i raccolti e da centro di coordinamento per la gestione delle terre circosta

L’Eredità Cistercense: Innovazione e Sostenibilità

L’eredità dei monaci cistercensi non si limitava alla semplice produzione agricola. Essi furono anche maestri nell’arte della gestione delle acque, un’abilità cruciale in territori come quello di Fossanova, caratterizzati da complesse condizioni idrauliche. I monaci riuscirono a controllare e sfruttare al meglio i corsi d’acqua locali, costruendo ponti, rinforzando gli argini dei fiumi e creando una rete idrica sofisticata che non solo garantiva l’approvvigionamento idrico del monastero, ma forniva anche la forza motrice necessaria per le numerose attività produttive. Questo approccio olistico alla gestione delle risorse naturali e agricole permise ai Cistercensi di creare un modello di sostenibilità che garantì la prosperità dei loro insediamenti per secoli. Ancora oggi, le tracce di questa lungimirante gestione del territorio sono visibili in molte aree un tempo dominate dai monaci bianchi.

Conclusione

L’approccio dei Cistercensi all’agricoltura e alla gestione del territorio rappresenta una delle pagine più affascinanti della storia monastica europea. Il loro impegno nel lavoro manuale, integrato con la vita spirituale, non solo assicurò la loro autosufficienza, ma contribuì anche allo sviluppo economico e sociale delle regioni in cui si insediarono. Il motto “Ora et labora” si materializzò in un sistema di vita che, attraverso la fusione di preghiera e lavoro, riuscì a creare comunità autosufficienti, prosperose e spiritualmente ricche, lasciando un’eredità che ancora oggi continua a ispirare.

La rubrica “Pillole Artistiche” nasce con l’obiettivo di far conoscere, attraverso l’arte e i beni del territorio, i libri del “fondo locale” dei Lepini e/o ricerche della Compagnia stessa pubblicate diversi anni fa. La Compagnia dei Lepini, che gestisce il Sistema Bibliotecario del territorio, ha il compito di valorizzare la produzione letteraria del fondo librario locale dove sono conservati volumi, che nei decenni scorsi hanno contribuito a promuovere la conoscenza del nostro territorio. Gli articoli devono essere contestualizzati alla data in cui sono stati pubblicati i libri e/o le ricerche. Le ricerche più recenti potranno contribuire in futuro a comprendere nuovi aspetti dei beni, dei personaggi storici e dei periodi che verranno presi in esame.
Articolo scritto da Agostini Giada
Testi di riferimento: Catalogo della Mostra Res Rustica: L’Agricoltura dei Monti Lepini nel tempo

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