Segni e la Tradizione dei Mercanti: Un Viaggio tra Commercio e Ricchezza nell’Antichità
Nel contesto della mostra Res Rustica, tenutasi dal 18 agosto al 17 novembre 2024 nei comuni del territorio dei Monti Lepini, il Comune di Segni ha raccontato la sua ricca e antica tradizione commerciale attraverso una serie di eventi e approfondimenti storici. La città di Segni, o Signia nell’antichità, era nota non solo per la sua importanza strategica, ma anche per l’intensa attività mercantile che la caratterizzava. Le testimonianze archeologiche e epigrafiche ci offrono uno spaccato di una città vivace e fiorente, in cui mercanti e prodotti locali raggiungevano i mercati più prestigiosi dell’epoca, dalla stessa Roma fino ai lontani porti del Mediterraneo orientale.
SEGNI E I MERCATI DEL MEDITERRANEO: LA FIGURA DI M.CURTIUS M.F.
Una delle testimonianze più significative dell’importanza commerciale di Segni è un’iscrizione greca, oggi conservata nel Museo di Salonicco, che attesta la presenza di un mercante di origine signina attivo in Oriente. Si tratta di M. Curtius M. f., che viene citato come uno dei primi rappresentanti di Segni a esercitare la propria attività commerciale nella capitale della provincia di Macedonia, Tessalonica. Questa città, oltre ad essere un porto ricco e strategico, era un nodo cruciale per le vie commerciali terrestri che collegavano il Mediterraneo orientale all’Europa continentale. M. Curtius M. f., qualificato come Signinus, donò un ricco ex voto alle divinità egiziane Serapide, Iside e Anubi, divinità che, in epoca ellenistica, rappresentavano punti di incontro e integrazione per le comunità di mercanti. Questo atto di devozione è una testimonianza della ricchezza acquisita attraverso il commercio e della presenza dei mercanti di Segni nei principali centri economici del Mediterraneo. Tessalonica, con il suo porto e la sua fitta rete commerciale, era una città cosmopolita, in cui i prodotti signini, in particolare il vino, trovavano uno sbocco su mercati lontani e redditizi.
IL COMMERCIO DEL VINO E DEI PRODOTTI AGRICOLI
Uno dei prodotti che maggiormente rappresentava l’economia di Segni era senza dubbio il vino. Le fonti storiche riportano che il vino di Segni era particolarmente apprezzato non solo per il suo sapore, ma anche per le sue proprietà medicamentose. Se ben invecchiato, il vino di Segni diventava un prodotto di qualità pregiata, molto richiesto nei mercati di Roma e delle altre città dell’Impero. Oltre al vino, Segni era famosa per la produzione di altri prodotti agricoli, in particolare le pere e i cavoli. Questi prodotti venivano coltivati tutto l’anno e venivano commerciati non solo a livello locale, ma anche nella vicina Roma, dove il loro smercio doveva essere rapido per preservarne la freschezza. È probabile che la fama di queste produzioni avesse spinto mercanti locali come P. Corfidius Signinus a diventare figure centrali del commercio di ortofrutticoli a Roma. La sua professione di pomarius, commerciante di frutta e ortaggi, testimoniata da un’ara funeraria dedicata a lui, suggerisce che prodotti come le pere e i cavoli di Segni trovassero un mercato molto redditizio nella capitale dell’Impero.
Due iscrizioni rinvenute a Roma forniscono ulteriori dettagli sugli interessi commerciali dei mercanti di Segni in età imperiale. La prima iscrizione, ritrovata nella catacomba di Pretestato, è una sottile lastra di marmo che menziona la presenza di una statio signina, ossia una sorta di punto di riferimento commerciale per i mercanti di Segni nella capitale. Sebbene l’iscrizione sia lacunosa, essa dimostra che Segni aveva un legame commerciale diretto con Roma, suggerendo l’esistenza di un luogo fisico dove i mercanti signini potevano vendere i loro prodotti. La seconda iscrizione, datata tra il I e il II secolo d.C., riguarda il già menzionato P. Corfidius Signinus, che esercitava la professione di pomarius. Questa figura, legata al commercio di pere e cavoli, dimostra come Segni fosse in grado di produrre e distribuire generi alimentari di alta qualità, che venivano consumati quotidianamente nelle mense della capitale. In occasione della mostra Res Rustica, il Comune di Segni ha scelto come oggetto simbolo un’ancora italica del tipo Dressel 1C, risalente al periodo tra il II e il I secolo a.C. Quest’ancora, utilizzata principalmente per il trasporto del vino, rappresenta uno dei ritrovamenti più importanti nella storia archeologica di Segni. Rinvenuta durante gli scavi di una villa suburbana in località Pratoro, l’ancora era stata reimpiegata come elemento di drenaggio durante la ristrutturazione di uno dei terrazzamenti del complesso architettonico. L’ancora Dressel 1C era un tipo di anfora utilizzata per il trasporto di liquidi, in particolare vino, attraverso il Mediterraneo. Questo ritrovamento conferma ancora una volta l’importanza del vino nella storia commerciale di Segni, il cui prodotto di punta raggiungeva mercati lontani e prestigiosi, conferendo alla città un ruolo di rilievo nel commercio internazionale dell’antichità.
Il racconto di Segni nell’ambito della mostra Res Rustica mette in luce una città con una lunga e ricca tradizione commerciale. Attraverso le testimonianze archeologiche e le iscrizioni epigrafiche, emerge una realtà vivace, in cui i mercanti signini giocavano un ruolo di primo piano non solo a livello locale, ma anche nei mercati internazionali del Mediterraneo. Il vino, le pere e i cavoli di Segni erano prodotti di altissima qualità, che trovavano sbocco nei mercati di Roma e oltre. Le figure di mercanti come M. Curtius M. f. e P. Corfidius Signinus ci offrono uno spaccato della vita economica dell’antica Signia, una città che sapeva sfruttare al meglio le sue risorse agricole e la sua posizione strategica per inserirsi nel grande circuito commerciale dell’Impero Romano. L’ancora italica Dressel 1C, simbolo della mostra, ci ricorda come il commercio e la produzione di vino fossero centrali per l’economia di Segni, rendendola un nodo importante nel panorama economico dell’antichità.
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