Le fettuccine, impastate con uova e farina di grano duro, sono di rara bontà. La zona pianeggiante di Villa Magna e di Montelungo è stata per secoli il granaio di questa comunità, costituita da contadini e pastori. Il grano tenero e duro, nonché il mais, venivano macinati in uno storico molino, ancora in funzione. Le fettuccine, ma anche gli gnocchi, il pane e i dolci, qui acquistano un sapore e un profumo non riscontrabile altrove.
Le “fregnacce”, preparate con acqua e farina, vengono servite durante la sagra degli gnocchitti e delle fregnacce.
La farina di mais macinata di fresco dà un tocco in più a questo piatto che ha alimentato gli strati più poveri della società, con tutti gli inconvenienti derivati da questa alimentazione. I condimenti sono quelli classici: salsicce, spuntature e galletti. Si può degustare nei ristoranti e nelle sagre.
A Gorga, come negli altri comuni del comprensorio, negli ultimi decenni è stato scoperto il valore gastronomico del tartufo lepino. Si può comprare dai tartufai sia il tartufo nero pregiato invernale sia il più accessibile scorzone estivo.
Tra la flora del sottobosco dei lecci, delle querce e dei faggi, nascono ottimi funghi: porcini, galletti ovoli, cardinali, nonché l’eccellente prugnolo, profumatissimo fungo primaverile. Questa abbondante varietà di funghi accompagna numerose pietanze del ricettario gorgano.
Il latte, munto manualmente, viene lavorato direttamente negli stazzi, assicurando, però, le fondamentali norme igienico-sanitarie. Per provare gli stessi sapori e gli stessi profumi dei frutti casearei cotti nel classico callaro di rame stagnato, sul fuoco a legna, è bene mangiare le caciottine e le ricotte appena scolate dal siero. I formaggi più saporiti sono quelli di primo sale o quelli più stagionati. Come le carni locali, anche i formaggi sono preziosi e rari prodotti di nicchia.
Tipici di Gorga sono la mantovana, i tortelli, gli anicini, gli amaretti, le ciambelle e la pizza di mezz’ora.
È una specie di maritozzo che, il giorno di Sant’Antonio Abate, viene benedetto ed offerto ai fedeli.
Era il piatto dei poveri. Un impasto di acqua e farina di mais, cotto in un letto di foglie di castagne. Viene riproposto nelle sagre.