Tematismo: storico, artistico
Luogo di partenza: Piazza Roma
Difficoltà: nessuna
Tempo: 2 ore circa
Giunti a Norma ci si ferma in Piazza Roma o adiacenze per parcheggiare. Si può subito ammirare la Chiesa della Madonna del Carmine o Chiesa Nuova, con antistante Monumento ai Caduti. Agli inizi della moderna piazza Roma, dove si trovava la porta principale (Taloccio) nel XVIII secolo vi era una cappellina dedicata alla Madonna de Carmine.
Agli inizi del secolo XIX, dietro richiesta di privati, fu costruita una cappella e successivamente una chiesa di maggiore ampiezza, sede della confraternita della Buona Morte.
Nel 1880 don Michelangelo Caetani, duca di Sermoneta, donò un bellissimo altare marmoreo con colone, appartenuto alla chiesa di Sant’Antonio in Cisterna.
La chiesa è in stile neoclassico, con lesene, timpano ed un piccolo campanile. Sull’altare vi è un quadro della Vergine del Carmine, che assiste i moribondi e libera le anime sante del Purgatorio. È un dono della famiglia Viani.
Pochi passi più avanti, nella piazzetta intitolata a Caio Cestio, vi è la monumentale fontana del corso alimentata dall’acqua della sorgente Fota. Realizzata in pietra locale nel XIX secolo, la sua fisionomia ricorda molto alcune fontane tipiche della zona. E’ caratterizzata da una vasca ben lavorata che le conferisce un aspetto basamentale; al centro della vasca una stele anch’essa ben lavorata da sembrare una colonna.
Percorrendo Via del Corso e successivamente Via Cavour , si può salire( sulla destra) la Scalinata di San Rocco dove si trovano la Chiesa della SS. Annunziata e quella di San Rocco.
La Chiesa dedicata alla ss. Annunziata sotto il titolo di “Santa Maria di norma”, come appare in un documento del 1227, allorché papa Gregorio IX l’assoggettò alla diocesi di Velletri.
Probabilmente ricostruita nell’anno 1533 e, dopo alcuni fatti di sangue e saccheggio da parte di marco Sciarra, nell’anno 1592, dovette essere di nuovo sconsacrata. Chiesa parrocchiale o Collegiata, aveva sotto di sé altre chiese rurali (Santa Maria del Monte Mirteto, la chiesetta di San Giovanni ed una anche a Ninfa). Nell’Ottocento aveva acquisito la forma basilicale con tre navate: altare maggiore ed otto altari con juspatronati, tra cui la bella cappella Viani (con una pietà) e quella della Madonna del Rifugio, cui va la devozione popolare. Conserva un quadro, che si pensa essere addirittura quello usato nelle missioni popolari da padre Baldinucci, celebre missionario del secolo XVIII che operò sui monti lepini (Giulianello, Cori, Bassiano, Segni, Carpineto).
Data la ristrettezza degli ambienti vennero parzialmente eliminati gli altari e nell’anno 1850 rimasero solo le cappelle del ss. Rosario e quella del Rifugio.
Diverse le opere d’arte in essa cumulate: un’annunciazione attribuita a Lello da Velletri; una santa Barbara attribuita al Siciolante, ed altri lavori del velletrano Mariani e del normese p. Annibale Saggi, che ne restaurò anche alcune parti. È localizzata in Via Cavour – Piazza della Chiesa.
Mentre la Chiesa di San Rocco la cui costruzione, iniziata nel 1703, u ultimata solo nel 1713 grazie anche alla partecipazione economica di due confraternite (ss. Sacramento e del santo Rosario) ed ai fondi raccolti con le questue durante i periodi della trebbiatura e della vendemmia. Nel 1821 furono costruiti due nuovi altari: quello a destra dedicato a S. Gaetano e a S. Andrea d’Avellino e l’altro, sulla sinistra, al ss. Crocifisso. Dietro l’altare maggiore c’era il coro per l’ufficiatura, con i banchi disposti a semicerchio e la credenza per i paramenti. Attorno all’altare si erigeva una specie di parete in legno con due ingressi sul coro e, al centro, un dipinto raffigurante l’immagine del Immacolata. Nel 1973 vennero eseguiti ulteriori lavori: rifacimento del pavimento con la eliminazione del gradino centrale; distruzione dell’altare maggiore e della parete i legno stile barocco su cui dominava l’immagine dell’Immacolata con s. Francesco Saverio e s. rocco (spostata su un altro altare da cui fu successivamente rubata); demolito il coro e risparmiate solo le due colonne in legno, poste ora ai lati della statua di s. Rocco. È localizzata in via Cavour – Piazza della Chiesa.
Continando la Scalinata di San Rocco si arriva a Piazza di Pietra, da cui si può ammirare un meraviglioso panorama che affaccia sulla Pianura Pontina e in particolare sui giardini di Ninfa.
Riscendendo la Scalinata e continuando il percorso lungo la Discesa Ex Barone e successivamente su Via della Liberazione si arriva al Museo Civico Archeologico AGSaggi. Il Museo Archeologico Virtuale nasce per favorire la comprensione e la visita dell’antica Norba e trova accoglienza nel centro storico, nei locali della vecchia sede comunale totalmente restaurati, in via della Liberazione. Nelle sale espositive è stato realizzato un museo “non tradizionale”: attraverso una voce narrante si anima il racconto della storia della città e dei suoi monumenti in epoca repubblicana, delle ricerche condottevi e dei ritrovamenti avvenuti.
Nella sala di accoglienza l’inquadramento territoriale delimita l’area urbana e mostra come essa sia posta, a mò di “fortezza”, a controllo dell’intera Piana Pontina. La zona su cui sorge la città antica, è caratterizzata da colline, veri e propri elementi naturali qualificanti l’area, in molti casi associate a luoghi di culto. Le sale successive, quindi, conducono il visitatore alla scoperta dei santuari, utili a comprendere le caratteristiche culturali, i riti e le comuni credenze di un popolo che riconosceva alle divinità il ruolo di protettrici.
Da qui si può tornare a prendere l’auto nel parcheggio in Piazza Roma, e si prosegue su via Passeggiata San Giovanni , alla rotonda si prende la prima uscita , Via Carlo Fiacco, alla fine della quale si svolta su Via Capo dell’acqua. Al bivio si prosegue dritti su Via Pozzo di Guerra per arrivare così al Museo del Cioccolato. Un lungo viaggio che ci riporta alla civiltà Maya quando il cioccolato era ritenuto “La bevanda degli Dei”. Successivamente, con Cristoforo Colombo, il cioccolato arriva in Europa come esclusiva bevanda delle Corti Imperiali. E’ solo alla fine del secolo scorso che il cioccolato trova il suo aspetto definitivo e la divulgazione popolare.Vengono evidenziate tutte le fasi che dalla pianta (Theobroma cacao) portano via via alla lavorazione dei “preziosi semi”. La piantagione, la raccolta, la fermentazione, l’essiccazione, la tostatura e la lavorazione sono spiegate dettagliatamente con scrupolosa dovizia di particolari attraverso “gustose” ambientazioni e la proiezione di un video specifico.Antiche stampe pubblicitarie e vecchie confezioni testimoniano che la passione per il cioccolato è stata sempre parte integrante del genere umano. All’interno del Museo possono essere ammirate alcune interessanti collezioni come Bilance e Cioccolatiere antiche. Tutti questi articoli sono stati pazientemente ricercati in molti “mercati delle pulci” sparsi in Europa.
Tornando indietro (sempre in auto) alla rotonda si prosegue dritti su Via Circonvallazione Antica Norba fino al Parcheggio segnato. L’antica Città di Norba sorge a poca distanza dalla moderna cittadina di Norma.La tradizione storica riporta le origini di Norba al principio del V secolo a.C.: di fronte alla minaccia del popolo deo Volsci, i romani stabilirono sui Monti Lepini la nuova colonia di Norba. Essa alla metà del IV secolo a.C. venne cinta da poderose mura in opera poligonale, che sono tra le più monumentali e meglio conservate d’Italia. Oltre al circuito delle mura, di particolare suggestione per l’importanza e la conservazione, numerosi sono i monumenti che si conservano nell’area della città.
Riprendendo l’auto e scendendo i tornanti di Via Norbana, si può ammirare la suggestiva falesia “placche rosse” sulla quale è costruita la città.
L’itinerario qui si conclude.