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Agricoltura nell’Arte e nelle Stampe: Dalla Genesi alla Rappresentazione Moderna del Paesaggio

La mostra “Res Rustica – L’Agricoltura dei Monti Lepini nel tempo”, tenutasi dal 18 agosto al 17 novembre 2024 , ha rappresentato un evento culturale di grande rilevanza per il territorio. Questo progetto non solo celebra la tradizione agricola millenaria dei Monti Lepjni, ma la inserisce in un contesto contemporaneo attraverso un approccio innovativo e condiviso con tutti gli istituti culturali locali. L’agricoltura, infatti, ha da sempre costituito un pilastro fondamentale per la vita civile dei Monti Lepini, plasmando l’identità sociale, economica e antropologica delle sue comunità. La mostra itinerante, arricchita da conferenze, performance artistiche e oggetti emblematici provenienti dai musei locali, offre uno sguardo approfondito su come le pratiche agricole abbiano evoluto nel tempo, dalla tradizione alle esperienze più moderne e sostenibili. Attraverso un percorso storico e culturale, “Res Rustica” si propone di rafforzare l’offerta culturale del territorio, mettendo in rete le risorse locali e creando un nuovo patrimonio condiviso, capace di attrarre e coinvolgere una vasta gamma di pubblico, dai cittadini ai turisti. L’agricoltura, fin dalle sue origini, ha rappresentato un tema centrale non solo nella vita quotidiana, ma anche nell’arte. Il legame tra l’uomo e la terra, nato in modo drammatico con la cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, ha ispirato innumerevoli opere d’arte che, attraverso i secoli, hanno rappresentato la fatica, la speranza e la ciclicità della vita agricola. Questi temi, oltre a evocare la relazione dell’uomo con la natura, sono stati profondamente intrecciati con la spiritualità, la cultura e l’economia.

LE RADICI BIBLICHE, ADAMO E IL LAVORO DELLA TERRA 

L’intimo legame tra l’uomo e la terra, secondo la narrazione biblica, ha origine nella Genesi, quando Dio punisce Adamo e lo condanna a lavorare duramente il suolo per trarne sostentamento: “Maledetto sia il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita” (Genesi 3, 17-18). Questa condanna ha trovato ampia eco nell’arte sacra, dove Adamo viene spesso rappresentato mentre lavora la terra, simboleggiando la condizione umana di fatica e sofferenza come conseguenza del peccato originale. Un esempio significativo è l’affresco che fa parte del ciclo sulla Genesi nell’Oratorio dell’Annunziata a Cori, attribuito a un artista anonimo di cultura umbra e databile ai primi decenni del XV secolo. Quest’opera raffigura Adamo, curvo e affaticato, che lavora nei campi, mentre Eva si occupa dei figli. L’immagine non solo ricorda il dramma della cacciata dall’Eden, ma celebra anche l’importanza del lavoro agricolo come fondamento della vita umana.

FERTILITA’ E CICLICITA’ DELLE STAGIONI NELL’ARTE MEDIEVALE E RINASCIMENTALE 

Durante il Medioevo e il Rinascimento, l’agricoltura è stata celebrata attraverso rappresentazioni legate alla fertilità della terra e alla ciclicità delle stagioni. Le formelle dei Mesi del Duomo di Ferrara, risalenti ai primi decenni del Duecento e oggi conservate nel Museo della Cattedrale, sono un esempio straordinario di questa tradizione. Queste sculture, opera di un anonimo artista, illustrano le principali attività agricole che scandivano l’anno, come la trebbiatura, la vendemmia e la raccolta delle rape. Questi rilievi non solo servivano come decorazione, ma anche come monito della dipendenza dell’uomo dal ciclo naturale delle stagioni. Nel territorio dei Monti Lepini, l’affresco noto come Madonna delle Ciliegie (o delle Cerase) conservato nella chiesa di Santa Maria Assunta a Maenza è un altro esempio di come la natura e l’agricoltura siano stati integrati nell’iconografia sacra. L’opera, che raffigura il Bambino Gesù mentre prende un grappolo di ciliegie dalle mani della Madre, usa i frutti come simbolo del sangue di Cristo, prefigurando così la Passione. Questo tipo di rappresentazione, diffusa nel XV secolo, unisce la celebrazione della fertilità della terra con i temi della redenzione e del sacrificio.

IL PAESAGGIO AGRICOLO NELL’ARTE 

Con il passare dei secoli e lo sviluppo delle città, l’arte ha iniziato a riflettere un cambiamento nella percezione del mondo rurale. Tra Sei e Settecento, la natura viene sempre più spesso celebrata attraverso ampie vedute urbane e paesaggistiche, in cui il paesaggio agricolo inizia a cedere il passo a rappresentazioni più estetiche e decorative. Nel XIX secolo, l’agricoltura italiana attraversò una crisi profonda, che trovò espressione in opere come Aratura a Miazzina di Achille Tominetti. Questo olio su tela del 1899, conservato nel Museo del Paesaggio a Pallanza, raffigura due donne che, prive di animali da tiro, faticano a trascinare un aratro attraverso i campi, con i monti del Lago Maggiore sullo sfondo. La scena, priva di romanticismo, evidenzia la durezza della vita contadina e il dramma sociale legato alla crisi agricola dell’epoca.

Nel Novecento, l’arte continua a testimoniare i cambiamenti nell’agricoltura, che si evolve verso una sempre maggiore meccanizzazione. Pittura, fotografia, digital art e cinema documentano la trasformazione del paesaggio agricolo e la progressiva scomparsa del lavoro manuale tradizionale. Questi temi vengono esplorati non solo dal punto di vista tecnico, ma anche sociale e politico, con un’attenzione particolare agli effetti della modernizzazione sulla vita rurale.

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L’area dei Monti Lepini, tra la valle del Sacco e l’Agro Pontino, è stata ampiamente esplorata e rappresentata tra i secoli XVII e XIX, sia attraverso piante, disegni e vedute, sia tramite la cartografia. Le prime rappresentazioni cartografiche erano spesso sommarie, con una nomenclatura limitata e una resa grafica semplice. Tuttavia, col tempo, si è sviluppata una maggiore attenzione alla forma del paesaggio, con un miglioramento nella resa orografica e nella rappresentazione degli insediamenti urbani. I geografi e topografi che hanno lavorato su queste aree hanno gradualmente affinato la loro arte, passando da una visione schematica a una rappresentazione più dettagliata e accurata. Le vedute della seconda metà del Settecento, pur conservando un interesse per il patrimonio artistico, mostrano un’attenzione crescente per la natura e per la sua rappresentazione nei suoi vari aspetti luministici, cromatici e storici.

L’agricoltura, attraverso le epoche, è stata non solo un mezzo di sostentamento, ma anche una fonte di ispirazione artistica e spirituale. Dalla condanna biblica di Adamo al lavoro della terra, fino alla celebrazione delle stagioni e della fertilità nei cicli dei mesi, l’arte ha costantemente riflettuto il rapporto dell’uomo con la natura. Questo legame, sebbene trasformato dalla modernizzazione, continua a essere una potente metafora della condizione umana, della sua lotta per la sopravvivenza e della sua ricerca di armonia con l’ambiente circostante.

La rubrica “Pillole Artistiche” nasce con l’obiettivo di far conoscere, attraverso l’arte e i beni del territorio, i libri del “fondo locale” dei Lepini  e/o ricerche della Compagnia stessa pubblicate diversi anni fa. La Compagnia dei Lepini, che gestisce il Sistema Bibliotecario del territorio, ha il compito di valorizzare la produzione letteraria del fondo librario locale dove sono conservati volumi, che nei decenni scorsi hanno contribuito a promuovere la conoscenza del nostro territorio. Gli articoli  devono essere contestualizzati alla data in cui sono stati pubblicati i libri e/o le ricerche. Le ricerche più recenti potranno contribuire in futuro a comprendere nuovi aspetti dei beni, dei personaggi storici e dei periodi che verranno presi in esame. 
Articolo di: Sinopoli Francesco
Testi di riferimento: Catologo della Mostra Res Rustica: L’Agricoltura dei Monti Lepini nel Tempo

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