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La severa fortezza, che domina il centro storico, testimonia il difficile Medioevo dei Lepini, quando gli antichi borghi sono stati a lungo contesi dalle potenti famiglie baronali. A Maenza, dopo una signoria di cui non conosciamo il nome, si succedono i de Ceccano, i de Cabanni e i Caetani. La torre che sorveglia l’impianto ha conservato le sue forme gotiche; un’altra, a pianta circolare, è di matrice rinascimentale. Nel torrione seicentesco, coronato da merli guelfi, spicca una doppia cannoniera incassata nelle spesse mura. Nel 1274, ospite della nipote, vi soggiornò Tommaso d’Aquino che, interrotto il viaggio per il Concilio Ecumenico di Lione a causa di un malore, chiese di essere condotto  a Fossanova dove morì.

Dal XVII secolo il castello, che dai Caetani passò agli Aldobrandini, agli Antonelli, ai Pecci, venne utilizzato solo come residenza. L’interno fu quindi ingentilito con affreschi marmorizzati, a grottesca, paesaggistici e araldici (1640), decorazioni che si aggiungono alle preesistenti iscrizioni gotiche e rinascimentali, agli stemmi dei de Cabanni e dei Caetani e ai camini cinque-seicenteschi, fra i quali spicca quello del piano nobile. Attualmente il castello ospita il Civico Museo del Paesaggio ed eventi culturali.

Nei secoli l’edificio è stato ingrandito e trasformato da residenza difensiva a corte rinascimentale, come testimoniano gli stemmi e le iscrizioni scolpite e dipinte (XIV-XVII secolo) apposte dai signori del feudo (de Ceccano – de Cabanni, Caetani, Aldobrandini, Aldobrandini-Borghese) e le sue decorazioni a grottesca e paesaggistiche (XVI-XVII secolo). La sommità del castello, che tra il XII e il XVI secolo è stato dotato di torri quadrangolari e semicilindriche perfettamente conservate, è caratterizzata da merlatura quadrata.

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