Il Fascino del Museo Archeologico di Segni
Il Museo Archeologico di Segni individua come propri elementi distintivi gli stretti legami con la ricerca scientifica e quelli, altrettanto stretti, con la sua città. Il Museo nasce da un filone di studi di topografia antica. Alla metà degli anni ’80 del secolo scorso, infatti, un’équipe di archeologi provenienti da varie Università e Istituti avviò nel centro Lepino un progetto di ricerca destinato, nel volgere di due decenni, a rivoluzionare completamente le conoscenze sulla città antica. L’immagine di Segni era infatti fino allora dominata da due soli elementi, ripetutamente descritti almeno dal settecento: il circuito delle mura “ciclopiche” e i resti del tempio dell’acropoli. Questi, innalzati con una tecnica che sembrava sinonimo di alta antichità, l’opera poligonale, avevano finito per conferire alla città un’immagine di arcaica e “povera” roccaforte di altura, la cui storia rimaneva in gran parte confinata alle vicende espansionistiche della Roma dei re e della prima repubblica. Le nuove ricognizioni, con la progressiva individuazione di fino allora insospettate ricchezze monumentali nascoste nelle viscere della città moderna, portarono subito a una profonda revisione di questo quadro. La lettura del piano urbanistico dell’antica Signia e l’analisi architettonica dei molti complessi monumentali recuperati alla conoscenza evidenziarono la nuova immagine di un ricco e vitale centro del Lazio antico, capace di esprimere, in particolare nella fase del tardo ellenismo, realizzazioni architettoniche di notevole spessore. I risultati di questi studi divennero le linee guida del progetto espositivo del Museo.
Un percorso che si snoda attraverso l’urbanistica e la topografia antica della città e del suo territorio, nel quale le sezioni tematiche dedicate alla lettura dei singoli complessi monumentali divengono, all’esterno del Museo, altrettanti itinerari di visita alla “Città-Museo”. Ma il Museo non è semplicemente una sede e un percorso espositivo. Il Museo è una struttura in continua elaborazione, deputata alla conoscenza, alla conservazione e alla divulgazione della storia di una collettività. Una struttura dunque che fa della ricerca sul proprio territorio uno degli impegni principali, e che dai sempre nuovi risultati di questo lavoro trae le basi per la successiva attività di divulgazione e didattica. Nasce in tal modo, nel Museo di Segni, una continua proposta culturale, che impegna costantemente i professionisti che operano nella struttura e cha ha via via generato un nuovo, forte legame fra il Museo e la sua città (intesa ora come il corpo sociale che nella città si riconosce). Un legame strettissimo, testimoniato non tanto dal grande seguito che riscuote ogni evento ma, soprattutto, dalla fattiva partecipazione di molti cittadini al lavoro di ricerca e all’arricchimento delle collezioni. Alcune fra le opere di maggior valore custodite nel Museo, gruppi scultorei di alta esecuzione o documenti epigrafici di rilevante significato storico, provengono infatti da donazioni di privati.
Il Museo Archeologico Comunale di Segni è ospitato nel medievale Palazzo della Comunità, affacciato sulla piazza principale della città, di impianto duecentesco. Il percorso espositivo è disposto su due livelli, su una superficie di più di 400 m2, e accompagna il visitatore in un viaggio attraverso l’urbanistica e la topografia, antica e medievale, della città e del suo territorio. L’allestimento ha un’impronta fortemente didattica. Ogni sezione è corredata da una pannellatura che spiega, mediante brevi testi e un ricco apparato di illustrazioni, i temi via via toccati. Anche l’esposizione dei materiali, scelti per la loro capacità di “raccontare” prima ancora che per le qualità artistiche, segue questo criterio, con brevi note esplicative del significato di ogni singolo reperto. Un Museo dunque che non ha voluto rinunciare alla parola scritta. Un percorso nel quale, accanto ai numerosi reperti e a suggestivi plastici, i pannelli, sia pur brevi, organizzati per differenti livelli di lettura e sempre rafforzati dall’immagine, trasformano le diverse sezioni in singoli “capitoli” di un libro, al cui interno potrà muoversi il visitatore. Un libro che vuole narrare una storia, quella dell’antica Signia.
Una breve sezione è dedicata a un piccolo abitato che, almeno dalla prima età del ferro, sorgeva in corrispondenza dell’area alta della città, testimoniato da alcuni materiali qui rinvenuti, assegnabili al tardo VII o all’iniziale VI secolo a.C. Un piccolo ma prezioso frammento di coppa attica dello scorcio del VI secolo a.C. introduce all’età della fondazione a Segni di una colonia da parte di Tarquinio il Superbo e alla nascita della città romana. Al piano superiore, attorno al grande salone centrale, è il corpo principale dell’esposizione, incentrato sulla città antica.
Qui trovano posto le sezioni dedicate all’urbanistica del centro e alle sue mura, al grande complesso dell’acropoli con il tempio di Giunone Moneta, al foro della città romana, al complesso ellenistico di Santa Lucia e a un tema di particolare interesse, l’uso dell’acqua, con uno dei gioielli dell’architettura antica della città, il piccolo ninfeo repubblicano firmato dall’architetto Q. Mutius, posto in proprietà privata ma visitabile su prenotazione. Spiccano in queste sezioni i materiali di un ricco deposito votivo di IV-II sec. a.C. rinvenuto nei pressi del tempio dell’acropoli e i frammenti di due bellissime statue di Augusto e di sua moglie Livia, provenienti dall’area del foro. Di qui si passa al territorio. Apre una sezione dedicata alle produzioni che caratterizzavano il contado della città antica, non solo quelle agricole, con il suo celebre vino, ma anche quelle manifatturiere, come la lavorazione di prodotti ceramici, testimoniata questa dagli scarti delle fornaci e da bolli su laterizi che ricordano la proprietà della fabbriche da parte delle maggiori famiglie dell’epoca. Seguono le sezioni dedicate a due complessi scavati nel territorio. Seguono, nel padiglione alle spalle del salone, le sezioni del suburbio: una è dedicata a un gruppo di tre importanti e misteriose sculture di tarda età repubblicana, fra le quali una dea vestita di peplo, rinvenute lungo una delle principali strade che salivano in città dalla valle. Poi, i materiali di un complesso commerciale che doveva sorgere fuori della porta principale, legato a un culto di Ercole testimoniato da alcuni documenti epigrafici, fra cui due importanti dediche di II sec. a.C. Infine, le necropoli, con alcuni materiali funerari fra i quali una bella testa di vecchio tardo-repubblicana. Una piccola struttura in loc. Tre Acacie, probabilmente una villa produttiva, e un complesso di grande importanza, probabilmente dedicato allo sfruttamento terapeutico di sorgenti, in loc. Colle Noce. I materiali qui rinvenuti, ceramiche, bronzi e vetri, mostrano gli oggetti della vita di tutti i giorni dell’antichità. Chiudono le due sale dedicate al medioevo: l’altomedioevo, con il riuso della città antica e il suo adattamento alle nuove esigenze del mondo medievale; la rinascita duecentesca, con le grandi imprese architettoniche della città dell’epoca, fra le quali spicca l’affascinante dilemma della cattedrale medievale. Nelle due sezioni sono esposti splendidi frammenti di decorazione architettonica di VIII-IX secolo e di XII-XIII secolo, pertinenti ad edifici sacri, con un architrave recante l’iscrizione di Laurentius cum Iacobo filio suo, due celebri marmorari romani della famiglia dei “Cosmati”.
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