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La coltivazione delle olive e le olearie di Norma: una tradizione secolare

Nell’ambito della mostra Res Rustica, tenutasi dal 18 agosto al 17 novembre 2024 nei comuni dei Monti Lepini, Norma ha celebrato uno degli elementi più importanti e identitari del suo territorio: la coltivazione delle olive e la produzione di olio. Da secoli, infatti, gli oliveti e le olearie segnano profondamente non solo il paesaggio ma anche la vita sociale ed economica di Norma, costituendo un patrimonio culturale e materiale di inestimabile valore.

IL LEGAME TRA OLIVI E TERRITORIO 

Norma, piccolo centro situato tra le colline dei Monti Lepini, vanta una tradizione agricola legata principalmente alla coltivazione delle olive, che da tempi remoti ha modellato la geografia e la cultura locale. Gli oliveti, disposti in terrazze lungo i pendii che caratterizzano il territorio, disegnano un paesaggio suggestivo e armonioso. Qui, il lavoro della terra e la cura degli ulivi sono da sempre gesti tramandati di generazione in generazione, che testimoniano il profondo legame tra l’uomo e la natura. L’olivo, simbolo di pace e prosperità fin dall’antichità, ha rappresentato per Norma una fonte di sostentamento e di ricchezza. La coltivazione degli olivi non solo ha contribuito a plasmare il paesaggio naturale, ma ha anche profondamente influenzato l’economia locale, rendendo l’olio di Norma uno dei prodotti più apprezzati del Lazio.

LE OLEARIE DI NORMA: UN PATRIMONIO DA CONSERVARE 

Al centro di questa tradizione secolare si trovano le olearie, antiche strutture destinate alla lavorazione e conservazione dell’olio. Tra le più affascinanti testimonianze di questa tradizione a Norma spicca l’olearia che oggi fa parte del Museo di Norma. Questo spazio, perfettamente conservato, si trova al piano inferiore di un edificio storico che, nel corso del tempo, ha svolto diverse funzioni: abitazione privata, sede del Comune e, infine, museo. L’olearia del Museo di Norma risale probabilmente alla seconda metà del Settecento, e ci offre una straordinaria testimonianza delle tecniche di lavorazione e conservazione dell’olio dell’epoca. Quando venne redatto il Catasto Gregoriano nel 1819, si sa che l’edificio era di proprietà di Vincenzo Coluzzi, e che già allora l’olearia svolgeva un ruolo di rilievo nella gestione dell’olio. Una delle caratteristiche più rilevanti dell’olearia è la sua struttura orientata a sud, un accorgimento fondamentale per proteggere l’olio dalle temperature fredde, in particolare dai venti del nord, che avrebbero potuto comprometterne la qualità. L’olio veniva conservato in orci di terracotta disposti lungo le pareti delle stanze, protetti da banchi in muratura che assicuravano stabilità e isolamento termico. Questi orci non erano solo funzionali, ma anche decorati con motivi artistici, come cordoni a spina di pesce e bande dipinte di bianco, a testimoniare l’attenzione per i dettagli e la bellezza anche negli strumenti quotidiani.

GLI ORCI: TESTIMONI DI UNA STORIA SECOLARE 

Particolarmente interessanti sono gli orci in terracotta conservati nell’olearia, alcuni dei quali decorati con motivi a spirale e a bande verticali, realizzati con larghe pennellate bianche. Tra gli elementi di maggior fascino vi è l’impronta di una moneta da cinque baiocchi risalente al 1797, con l’immagine della Madonna e la scritta “Sancta Dei Genitrix”. Questo dettaglio, oltre a fornire una datazione precisa per alcuni degli orci, rappresenta un ulteriore legame con la storia e la tradizione del territorio. Questi recipienti, oltre alla loro funzione principale di conservare l’olio, erano dotati di coperchi in legno che permettevano una corretta traspirazione, essenziale per garantire la giusta maturazione dell’olio. Il sistema di conservazione e lavorazione adottato a Norma riflette le antiche tecniche locali, tramandate e perfezionate nel corso dei secoli.

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Accanto all’olearia, nei pressi del museo, si trovano i resti di antichi frantoi, luoghi dove si svolgeva la fase cruciale della spremitura delle olive. Questi frantoi, dotati di mole in pietra e torchi a leva o a vite, erano essenziali per la trasformazione delle olive in olio. La lavorazione avveniva in modo graduale e meticoloso, con un processo che, pur essendo laborioso, garantiva un olio di altissima qualità, dal sapore e dall’aroma inconfondibili. Il metodo tradizionale utilizzato a Norma, basato su tecniche antiche e su una profonda conoscenza del prodotto, ha permesso al paese di mantenere una produzione olearia di eccellenza, che ancora oggi rappresenta un pilastro dell’economia locale.

L’olearia del Museo di Norma rappresenta oggi un vero e proprio museo a cielo aperto, in cui i visitatori possono rivivere la storia e la cultura dell’olio nel Lazio. La recente opera di restauro ha permesso di riportare alla luce dettagli e decorazioni che arricchiscono ulteriormente il valore storico e artistico del sito. Tra gli oggetti più significativi in esposizione c’è un modello 3D di un orcio settecentesco in terracotta, realizzato grazie al sostegno del Consorzio IN VIRIDIS. Questo modello, decorato con motivi a spirale e dipinto con larghe pennellate bianche, è una fedele riproduzione in scala ridotta dell’originale, che è tuttora visibile all’interno del museo. L’esposizione dell’olearia all’interno della mostra Res Rustica non è stata solo un’occasione per celebrare la tradizione olearia di Norma, ma anche un invito a riflettere sull’importanza di preservare e valorizzare il patrimonio culturale e naturale di questo territorio unico.

La coltivazione delle olive e la produzione di olio a Norma sono tradizioni che affondano le radici in tempi antichissimi, continuando ancora oggi a segnare l’economia e il paesaggio locale. L’olearia del Museo di Norma, con i suoi orci decorati e le antiche tecniche di conservazione, rappresenta una preziosa testimonianza di questa eredità secolare. Grazie alla mostra Res Rustica, Norma ha avuto l’opportunità di far conoscere al pubblico non solo la bellezza del suo patrimonio naturale e storico, ma anche l’importanza di tutelare le tradizioni che costituiscono l’identità di un territorio.

La rubrica “Pillole Artistiche” nasce con l’obiettivo di far conoscere, attraverso l’arte e i beni del territorio, i libri del “fondo locale” dei Lepini  e/o ricerche della Compagnia stessa pubblicate diversi anni fa. La Compagnia dei Lepini, che gestisce il Sistema Bibliotecario del territorio, ha il compito di valorizzare la produzione letteraria del fondo librario locale dove sono conservati volumi, che nei decenni scorsi hanno contribuito a promuovere la conoscenza del nostro territorio. Gli articoli  devono essere contestualizzati alla data in cui sono stati pubblicati i libri e/o le ricerche. Le ricerche più recenti potranno contribuire in futuro a comprendere nuovi aspetti dei beni, dei personaggi storici e dei periodi che verranno presi in esame. 
Articolo di: Sinopoli Francesco
Testo di riferimento: Catalogo della Mostra Res Rustica: L’Agricoltura dei Monti Lepini nel Tempo

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