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L’Abbazia di Valvisciolo e il mito della Madre Terra: Una riscoperta tra sacralità e natura nella mostra “Res Rustica”

Nell’ambito della mostra Res Rustica, tenutasi dal 18 agosto al 17 novembre 2024 nei comuni del territorio dei Monti Lepini, l’Abbazia di Valvisciolo ha svolto un ruolo centrale, presentando una narrazione che intreccia mito, sacralità e natura. Immersa in un paesaggio agricolo rigoglioso e intriso di storia, l’Abbazia di Valvisciolo ha da secoli coltivato un legame profondo con la Madre Terra, un rapporto che risuona nella spiritualità cistercense e che continua a permeare l’anima del luogo. Durante la mostra, l’Abbazia ha scelto di rappresentare questa connessione ancestrale attraverso l’arte e la cultura, mettendo in luce la sacralità della natura e il valore del lavoro agricolo.

IL LEGAME TRA I MONACI CISTERCENSI E LA TERRA: SPIRITUALITA’ E AGRICOLTURA 

Quando nel XIII secolo i monaci cistercensi giunsero all’Abbazia di Valvisciolo, uno dei primi atti che compirono fu l’avvio di un’intensa attività agricola, basata sulla cura e la gestione del patrimonio monastico. Seguendo la regola benedettina di “Ora et labora”, i monaci integrarono il lavoro nei campi con la vita spirituale, trasformando il lavoro agricolo in una forma di preghiera e meditazione. Per San Benedetto, il lavoro manuale non era solo un mezzo di sostentamento, ma un modo per mantenere l’anima impegnata, lontana dall’ozio, considerato nemico della vita spirituale. Il territorio che circonda l’Abbazia è sempre stato fertile e ricco di risorse naturali. Ulivi, viti, alberi da frutto e agrumi, tra cui aranci e cedri, crescono rigogliosi, donando al paesaggio un carattere di straordinaria bellezza e produttività. Queste coltivazioni non erano soltanto un supporto per la comunità monastica, ma rappresentavano un segno tangibile dell’equilibrio armonico tra l’uomo e la natura, una simbiosi che affonda le radici nel rispetto per la Madre Terra. Il suolo di Valvisciolo, così fertile, continua ancora oggi a produrre olio extravergine di oliva e vini pregiati, tra cui il Malvasia puntinata e il Merlot, mantenendo viva una tradizione agricola che risale a secoli di storia monastica. Questo rapporto con la terra non è soltanto una pratica economica, ma rappresenta un’esperienza spirituale e culturale che si è evoluta attraverso i secoli. Il concetto di Madre Terra è centrale nella spiritualità dell’Abbazia di Valvisciolo. La terra è vista come un’entità viva, generatrice di vita, nutrice degli esseri umani e di tutte le creature. Nella simbologia religiosa e agricola dei monaci, la terra non è solo una risorsa da coltivare, ma una fonte di saggezza e di sacralità, un dono di Dio che deve essere rispettato e curato con attenzione. Questo rapporto tra l’uomo e la terra è raccontato anche attraverso l’arte. Durante la mostra “Res Rustica”, l’Abbazia ha ospitato una serie di opere che esplorano questo legame primordiale tra l’uomo e la natura. Tra gli artisti esposti, spicca Duilio Cambellotti, il cui lavoro ha saputo cogliere la sacralità della terra, rappresentando un mondo primordiale, dove l’uomo riscopre il suo legame con gli elementi naturali. Le sue opere, presentate nella mostra “L’uomo e la terra tra mito e sacralità”, includono dipinti, xilografie e sculture che testimoniano il profondo legame dell’artista con il territorio pontino e lepino. Cambellotti, nato a Roma nel 1876 e scomparso nel 1960, ha dedicato la sua carriera a esplorare la relazione tra l’uomo e la natura, evocando nelle sue opere la figura della Madre Terra, simbolo dell’abbondanza, della fertilità e della continuità della vita. Nei suoi lavori, la terra non è solo un luogo di lavoro, ma un’entità sacra che accoglie e rigenera, rispecchiando la visione cistercense del rapporto tra uomo, natura e Dio.

L’ARTE COME RAPPRESENTAZIONE DEL CICLO DELLA VITA: IL SIMBOLO DI “LEAVE OF GRASS”

Tra le opere simbolo presentate durante la mostra “Res Rustica”, una delle più suggestive è Leave of Grass di Luigi Menichelli. L’opera rappresenta il tentativo dell’artista di fermare il tempo, catturando la vita delle foglie che, una volta cadute dagli alberi, sembrano perdere la loro vitalità. Menichelli, attraverso l’uso degli smalti e la conservazione delle foglie in teche, restituisce loro una sorta di eternità, un perpetuo movimento che diventa metafora della ciclicità della vita e del rapporto tra uomo e natura. Le foglie morte, solitamente destinate a decomporsi, vengono sottratte al ciclo naturale e immortalate in un’opera d’arte, che celebra la bellezza e la transitorietà della vita. Il lavoro di Menichelli è un chiaro richiamo alla sacralità della terra e alla sua capacità di rigenerarsi continuamente, accogliendo e rinnovando tutto ciò che vive su di essa. Questo concetto si ricollega direttamente alla visione della Madre Terra come un’entità ciclica, che partorisce, nutre e infine riceve nuovamente gli esseri viventi, in un ciclo perpetuo di morte e rinascita.

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L’Abbazia di Valvisciolo, attraverso la mostra Res Rustica, ha voluto celebrare non solo il passato, ma anche il significato contemporaneo del rapporto con la terra. Nella società moderna, in cui l’uomo è sempre più distaccato dalla natura, questa mostra rappresenta un invito a riscoprire il valore del suolo e del lavoro agricolo come strumento di connessione spirituale. Il mito della Madre Terra, incarnato dalle opere d’arte e dalle pratiche agricole dell’Abbazia, invita a riflettere su come l’uomo possa ritrovare il suo posto nel mondo naturale, vivendo in armonia con la terra e rispettando i cicli della vita. L’arte, come dimostra Leave of Grass, può fungere da mezzo per esplorare e celebrare questo legame, offrendo una visione che va oltre la semplice coltivazione e che abbraccia la sacralità della creazione.

Articolo di: Sinopoli Francesco
Testo di riferimento: Catalogo della Mostra Res Rustica: L’Agricoltura dei Monti Lepini nel Tempo

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