Giugno e Luglio erano mesi di fuoco. Erano i mesi della mietitura del grano, erano i mesi che si stava a casa solo per dormire, tutto il giorno fuori. Chissà che disagi anche per mangiare… niente affatto: le trebbie senza nafta non camminano,i contadini senza cibo non lavorano. Le donne quindi si armavano alla meglio, partivano un po’ più tardi e portavano con loro qualcosa da mangiare. Il piatto che andava per la maggiore erano le fettuccine con le rigaglie di pollo. Come le zuppe, nate contro lo spreco del pane raffermo, anche questo piatto è nato all’insegna del risparmio. Quando si ammazzavano i polli, non si buttava niente, nemmeno le interiora. Con queste infatti si preparava un sughetto dal gusto deciso con cui si condiva la pasta che spesso mangiavano i mietitori. A lavorare sotto al sole cocente poi, si sudava non poco, i liquidi dovevano essere reintegrati. Ecco allora che non mancava mai la “copella”, una botticina con un tubo di canna sporgente. Chi voleva da bere,la prendeva con le mani e la portava più alta della testa e si lasciava cadere in bocca, senza attaccarsi, l’acqua fresca o,più spesso, il vino casereccio. Ma torniamo al lavoro. Di buonora i mietitori si trovavano al campo con le falci. Erano venuti a colpo sicuro,il grano era al punto giusto, un’altra settimana e si sarebbe “sfatto”, si sarebbe perso tutto per terra perché le spiga era troppo secca e non avrebbe retto i chicci. Gli uomini formavano gruppi quattro-cinque persone e iniziavano a tagliare. Man mano che avanzavano lasciavano a terra, ad intervalli regolari,i mucchetti di grano. Subito dietro il primo gruppo arrivava un’altra squadra, composta prevalentemente da donne, che con il grano a terra faceva le “gregne”, ossia dei fascetti più o meno della stessa grandezza. Dopo di che si dovevano “estrarre i semi”. Un tempo si faceva tutto a mano. La mietitura riporta alla mente anche le lotte sociali che i contadini hanno combattuto in quegli anni prima. Un tempo le terre erano dei signori o del clero. Il popolo lavorava per loro o prendeva in affitto un appezzamento. Con il passar degli anni però il malcontento salì fino ad arrivare alla fine degli anni quaranta quando i contadini iniziarono ad occupare i terreni. Anche in passato la strada dell’occupazione era stata provata, ma non si concluse quasi nulla; dopo la seconda guerra mondiale invece le conquiste furono durature. La mietitura poi è un grande esempio del forte senso di comunità che abitava gli animi di un tempo. Per mietere infatti c’era bisogno di molte braccia:difficilmente una famiglia, anche se numerosa, ce l’avrebbe fatta da sola. I contadini quindi si riunivano tutti insieme lavoravano nel campo di uno,poi quello di un altro e via via cosi. Mentre si lavorava si parlava poco, ma all’ora di pranzo, quando la pasta condita con le rigaglie di pollo era davanti a tutti, il lavoro passava in un secondo piano, si raccontavano storie e si scherzava…a bocca piena.