Viviamo un momento in cui sentiamo spesso ripetere “siamo in guerra”.
In guerra contro un virus, ma in guerra. Per non uscire sconfitti da questa guerra, a partire da una sconfitta psicologica che ci condannerebbe allo sconforto e alla disperazione, può essere utile prendere insegnamento dalla nostra tradizione culturale, la quale ci dice che l’uomo è riuscito a rifondare la propria esistenza dopo ogni guerra.
Hannah Arendt individua simbolicamente nella guerra con cui i Greci distrussero la città di Troia uno degli atti fondativi della nostra civiltà. Sembra assurdo pensare che ciò sia possibile, ma Arendt nota come, oltre tanta violenza, i grandi narratori di quel mito, che si raccolgono attorno al nome di Omero, hanno cantato il valore e la dignità degli sconfitti non meno dell’eroicità dei vincitori, tanto che l’umanissimo Ettore, oggi, lo sentiamo più vicino del semidivino Achille.
Virgilio, poi, ha fissato nella nostra memoria collettiva l’immagine di un giovane Enea che, caricandosi sulle spalle l’anziano padre Anchise, inizia il percorso di fondazione di una nuova civiltà, quella latina, che dunque si origina dalle ceneri di una città distrutta.
È un simbolo potentissimo dal quale potremmo trovare un riferimento per il compito a cui siamo chiamati dall’emergenza che stiamo vivendo: i giovani di oggi, portando con loro i meno giovani, trarranno forza per migliorare una civiltà colpita dalla tragedia che stiamo vivendo.
Nel racconto virgiliano, Enea giunge in questa nostra terra, s’incontra e si scontra con personaggi i cui nomi sono ancora presenti nei nostri luoghi, dall’Ufente del Libro VII alla Camilla del Libro XI.
Da qui l’idea di poter accompagnare questi nostri giorni di clausura forzata con la lettura dell’Eneide.
Nella loro clausura, i monaci trovavano, attraverso la preghiera della Liturgia delle Ore, un modo per vivere l’inalienabile dimensione comunitaria dell’uomo.
Ebbene, questa lettura dell’Eneide potrebbe essere una preghiera laica con cui scandire le nostre giornate, utilizzando la tecnologia che abbiamo a disposizione per sentirci parte di una comunità.
A leggere l’opera, donne e uomini che da sempre animano la vita culturale delle nostre città anche attraverso la pratica teatrale e desiderano continuare a farlo.
Giancarlo Loffarelli.