L’iconografia dell’Annunciazione nei Monti Lepini
Introduzione:
L’8 dicembre, giorno della festa dell’Immacolata Concezione, si apre come un prezioso scrigno di devozione e contemplazione artistica. Al centro di questa celebrazione risplende l’iconografia dell’Annunciazione, un tema intriso di spiritualità che ha attraversato i secoli, ispirando e incantando gli animi dei fedeli e degli amanti dell’arte sacra. In questo articolo, esploreremo il ricco patrimonio artistico dedicato all’Annunciazione, concentrandoci sulle opere che adornano i Monti Lepini. Attraverso queste rappresentazioni, ci immergeremo nella bellezza di un evento divino catturato dall’arte, celebrando la connessione tra fede, tradizione e creatività in questo giorno speciale.
Bassiano, Grotta del Santuario del Crocifisso: Annunciazione di XV secolo
L’Annunciazione di Bassiano, un affresco di 155×170 cm nel ciclo delle grotte del santuario del Crocefisso, si distingue per la sua ricchezza e buona conservazione. A sinistra, l’arcangelo Gabriele, con grandi ali spiegate, regge uno scettro coronato dal giglio araldico, simbolo di castità. A destra, la Vergine, con il ventre prominente e rivolta verso l’osservatore, è raffigurata su un grande cuscino all’interno di un’edicola, evocando la sacralità dell’evento. La presenza della stanza personale di Maria, sottolineata nei vangeli apocrifi, aggiunge un tocco intimo. Il dipinto include il tradizionale leggio accanto a Maria, con le pagine aperte che riportano la celebre profezia di Isaia sulla vergine che concepirà e partorirà un figlio. Questi dettagli artistici manifestano chiari richiami all’influenza di Pietro Cavallini, conferendo all’opera un valore distintivo e profondo.
Norma, Chiesa di S. Maria (Ss.ma Annunziata): A. Mariani, Annunciazione, 1919
Inserita all’interno della chiesa di S. Maria, questa pala d’altare è firmata e datata Aurelio Mariani 1919 ed ha sostituito il precedente quadro dell’Annunziata attribuito a Lello da Velletri. Vediamo la figura della Vergine con la mano sul petto quasi colta di sorpresa che cerca sostegno su questo mobile in legno che sostituisce il classico leggio, nonostante anche qui sia presente il libro aperto probabilmente con il medesimo passo di Isaia. La figura dell’angelo con queste vesti mosse dal vento e le braccia e le ali spalancate da a Maria il lieto annuncio. Dall’alto vediamo calare un raggio di luce che guida la discesa di una candida colomba bianca.
Priverno, Chiesa di San Benedetto: Annunciazione, prima metà secolo XV
Il dipinto è collocato sul primo pilastro di sinistra, sul lato rivolto verso la navata centrale. La figura della Vergine, affiancata da un leggio, appare inserita, con un tentativo non riuscito di ricerca prospettica, in una loggia aperta con il pavimento a mattonelle e una galleria sulla parete frontale. Indossa il consueto manto azzurro ed una veste viola – al posto di quella più tradizionale rossa – simbolo della Passione a cui Cristo è destinato, per nascita. Dell’angelo, ormai irrimediabilmente perso, si intravede, sull’estrema sinistra, soltanto il giglio e, in basso, un lembo della sua veste. Più alto si scorge la piccola colomba dello Spirito Santo. La Madonna appare seduta all’interno di una piccola loggia, allusiva alla stanza in cui accade il sacro evento. Questa ambientazione trae origine dai Vangeli apocrifi – che tanto hanno influito sull’iconografia cattolica – i quali insistono sul fatto che, fin dalla prima infanzia, Maria avesse sempre avuto nella casa una stanza tutta per sé. La Vergine, sollevando la mano sinistra, risponde alle parole dell’angelo (“Ti saluto o piena di grazia, il Signore è con te”), mentre con la destra tiene il libro delle preghiere. Accanto a Lei, il tradizionale leggio con il libro aperto, secondo san Bernardo, riporta la famosa profezia di Isaia: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio” (Isaia 7, 14). L’affresco fu attribuito, nel 1920, alla mano del Coleberti da Achille Bertini Calosso, secondo il quale “Non soltanto qui ritroviamo le stesse caratteristiche che nelle Storie di S. Caterina (a Roccantica), le stesse qualità di tecnica e di stile, le stesse derivazioni, ma dobbiamo riconoscere anche nei più minuti particolari, una replica dell’Annunciazione di Roccantica”. In effetti sia le architetture sia la figura della Vergine, sembrano derivare dal medesimo modello; in entrambi gli affreschi la Vergine indossa un mantello dai risvolti verdi e un abito a pieghe che partono al di sopra della vita. Il cattivo stato di conservazione dell’affresco, però, non consente un definitivo giudizio stilistico; si avverte tuttavia una marcata semplificazione degli schemi iconografici del Coleberti, specie nella figura smilza e senza peso della Vergine. Secondo Anna Cavallaro (2002) “Resta il dubbio di trovarsi di fronte ad una prova giovanile e ancora acerba del pittore di Priverno, oppure all’opera di un suo seguace”.
Il tema dell’Annunciazione – ampliamente trattato nel tardomedioevo e Rinascimento da artisti quali Simone Martini, Beato Angelico, Piero della Francesca, Leonardo – iconograficamente, risale al V secolo: un esempio eloquente è nel mosaico dell’arco trionfale di S. Maria Maggiore a Roma. Al di sopra dell’Annunciazione è l’affresco con i Santi Giacomo e Giovanni Evangelista; in basso si scorgono i resti di una scena ormai illeggibile.
Priverno, Concattedrale di S. Maria (Annunziata): Annunciazione, F. Ludovisi, 1756
La pala d’altare della Concatterdale di S. Maria, realizzata intorno al 1756 da Ferdinando Ludovisi, presenta un’Annunciazione ricca di simbolismo. La Vergine, inginocchiata e prostrata, porta le mani al petto in adorazione dell’angelo. Quest’ultimo, con la mano alzata, annuncia la buona notizia mentre un raggio di luce lo avvolge e svela una candida colomba tra nuvole bianche e putti nudi, creando un’atmosfera celestiale.Di fronte alla Vergine, la simbologia del leggio ritorna, questa volta con un libro chiuso. L’uso sapiente dei colori caldi, con particolare attenzione all’oro e al giallo, contribuisce a rendere la scena accogliente e conferisce all’opera un carattere luminoso e suggestivo. La maestria di Ludovisi emerge nella delicatezza della rappresentazione e nella cura dei dettagli, trasmettendo un senso di sacralità e contemplazione.
Roccasecca dei Volsci, Chiesa di Santa Maria Assunta: Annunciazione, Domenico Fiasella
La prima cappella di sinistra della Chiesa – Cappella Massimo – è decorata sulla parete d’altare da una grande tela del 1613 di Domenico Fiasella con l’Annunciazione ed è interamente ornata da affreschi con Storie della Vita della Vergine: sulla volta compaiono due scene con la Nascita e la Presentazione al tempio di Maria; sulla parete sinistra si riconosce una Sacra Famiglia con Sant’Anna, e su quella di destra è la Visitazione di autore ignoto e riferibile allo scadere del XVI secolo.
Sermoneta, Chiesa di San Michele Arcangelo: Annunciazione, Pietro Coleberti, XV sec
Di epoca e stile completamente diverso rispetto alle precedenti tele viste, l’affresco dell’Annunciazione della Chiesa di San Michele Arcangelo mostra, anch’esso, elementi ricorrenti in questo tipo di iconografia: le braccia al petto della Vergine in ascolto e adorazione, la presenza del leggio con il libro aperto, lo scettro con il giglio araldico simbolo di castità.
Prossedi, Chiesa di Sant’Agata: Annunciazione, XVII secolo
L’annunciazione della chiesa di Sant’Agata a Prossedi è un esempio di opera di scuola Maratiana del XVII secolo. La Vergine la vediamo assisa mentre è intenta a sfogliare un libro, nuovamente la possibilità che sia aperto proprio sul passo di Isaia, si volta di scatto per ascoltare l’angelo che le sta portando il lieto annuncio della nascita di Cristo. L’angelo appare come una figura androgina che poggia i piedi nudi su una morbida nuvola contornata da putti nudi. Tiene in mano un giglio bianco simbolo di castità e viene illuminato dolcemente da questa calda luce che emana la colomba bianca dello Spirito Santo sopra di lui.
Ecco: la Vergine concepirà e partorirà un figlio,che chiamerà Emmanuele!
(Isaia 7:14)
di Sinopoli Francesco e Campagna Laura
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