Locale restaurato, un tempo mercato, oggi utilizzato come area di incontri e manifestazioni. Vuole la tradizione che tale piazza coperta sia state costruita nel medioevo, vicino Porta Maggiore, per quelle persone che arrivando in paese, quando le porte erano chiuse, potevano passare la notte al riparo dalle intemperie.
Antica piazza d’armi, antistante il Castello Baronale, ne sottolinea l’isolamento; in questo luogo fu fatto decapitare il Barone di Maenza nel 1123 per opera di papa Callista II. Motivo di tale decisione fu l’assassinio di un incaricato del papa preposto a riscuotere i tributi.
Dotato di diverse porte e portelle (anche interne), una volta chiuse in caso di invasione, servivano per chiudere l’entrata dei vicoli in modo da poter suddividere il paese in tanti compartimenti stagni. Il complesso di difese, creato intoro al castello per respingere i sempre seguenti attacchi dei nemici nel turbolento periodo del medioevo, non fu in seguito demolito affatto ma conservato per difendersi da nuovi e terribili nemici: i briganti. Oggi è la porta di accesso al centro storico, in Piazza della Repubblica.
Il castello di Monteacuto, nei pressi di Maenza e a cavallo di un ripido monte, risale all’anno 1224 allorché Giovanni De Ceccano “dominus campaninus” lo lasciò in eredita al figlio Landolfo, unitamente a Patrica e Cacume. L’ultimo signore Raimondello de Cabanis, durante il secolo XIV, fu privato dei beni da papa Bonifacio IX, a causa delle sue idee antipapali. Nel periodo nelle lotte fra Caetani, Conti, Colonna ed altri baroni di Campania e Marittima, Monteacuto venne “raso al suolo”.
Punto di strategico tra la vallata dell’Amaseno e del Sacco, fu ideale luogo di allevamento di cavalli da combattimento. La rocca con forma urbanistica a fuso, con il suo maschio e le poderosa mura perimetrali fa ancora intuire la piccola Piazza d’armi, l’ospedale e le chiese di Santa Maria di Monteacuto e di San Luca (oggi restaurata) presso una fonte.
In un atto notarile del 1476 Monteacuto risulta già “castrumdirutum”.
Castello medievale in territorio di Maenza. La strada migliore per un più sicuro accesso è dal cimitero di Roccagorga, poiché un nastro d’asfalto conduce nei pressi. L’Eremo di Asprano, Asperana o Asprana (come dice la gente) ostenta la massa possente di pietra ed edera, ben visibile sulla collina da rande distanza. Fu castello posseduto dai De Ceccano fin dall’anno 1189, prima di essere trasformato in Eremo.
Nel secolo XVIII era già da tempo ridotto in eremo con presenza fissa di eremiti che ne curavano lo stabile. Nel 1783 vi si trovavano i “Padri dell’Istituto della Penitenza di Gesù Nazareno” fondato dallo spagnolo Juan Alonso Valera y Losada da Salamanca: la loro missione era recata all’assistenza dei moribondi e alle missioni popolari.
Oggi lo stabile è in abbandono, ma di grande fascino.
Si tratta di piccole costruzioni, in genere mono ambiente, sparse per la campagna, quasi sempre in prossimità di sorgenti. Oltre ad essere riparo dalle improvvise intemperie esse avevano il fine di potenziare la religiosità rurale pe la presenza spesso di un eremita, ma erano anche occasione per rappacificare famiglie nelle dispute per le abbeverate degli animali. L’interno della cappellina, a capriata, era fornito di un modesto altare dedicato alla madonna o Santi.