La fruizione dinamica della storia di Privernum si conclude nel luogo che ne costituisce il prologo, a Mezzagosto, un’area di pianura nel cuore della valle dell’Amaseno, a poca distanza da Priverno, in un museo all’aperto dove si condensano i risultati di una ricerca volta a scoprire il passato che consentono ora un racconto che si articola nello spazio, fra monumenti, edifici e infrastrutture che segnano la vita della città antica dal II secolo a.C. al XII d.C.
Grazie a importanti progetti di valorizzazione promossi dall’Amministrazione Comunale e supportati dalla Regione Lazio, insieme ad annuali campagne di scavo in cui collaborano Università e Soprintendenze, sono dunque riemersi, liberati da quella possente coltre alluvionale che, nel tempo, ne aveva quasi cancellato ogni traccia, frammenti del tessuto urbano di Privernum romana, stratificati e riplasmati nel tempo, che parlano della lunga e articolata vita trascorsa in questo luogo.
Quell’immagine di una città che fu ricca e culturalmente affermata, suggerita nei Musei di Priverno e Fossanova attraverso momenti del vissuto, trova qui, fra le mura, le grandiose case repubblicane con i loro raffinati mosaici, la piazza, i templi insieme alle terme e al teatro di età imperiale e alla sontuosa chiesa altomedievale, le ragioni della sua connotazione. I complessi monumentali scavati sono stati musealizzati ed ora si stanno completando tutte quelle opere necessarie ad una giusta e piacevole fruizione: il centro visitatori, il parcheggio, aree di sosta e percorsi didattici. L’abitato romano si palesa con una fisionomia storica ed urbana che lo distingue da tutte le altre città antiche del comprensorio Lepino, strategici centri d’altura legati alle prime fasi dell’espansionismo di Roma. Privernum, città di pianura, fu rifondata come colonia romana nel tardo II secolo a.C., dopo essere stata preceduta, nella storia, da una Privernum volsca (V-IV secolo a.C.) e da un abitato di cittadini romani (IV-II secolo a.C.). Raggiunse quindi una sua dignità cittadina in un clima politico che, in un Lazio ormai completamente romanizzato, all’occupazione strategica sostituiva una riorganizzazione dei territori con città, epicentri della vita politica e amministrativa, che si proponevano loro stesse come causa ed effetto dello sviluppo economico della regione.