Sezze, tra cereali e vino: La storia agricola e culturale in mostra a “Res Rustica”
Nel contesto della mostra Res Rustica, che si è svolta dal 18 agosto al 17 novembre 2024 nei comuni dei Monti Lepini, Sezze ha avuto un ruolo di primo piano nel raccontare la sua storia agricola, legata alla coltivazione dei cereali e alla produzione di vino. Questa iniziativa ha permesso di riscoprire e valorizzare le antiche tradizioni locali, dimostrando come l’agricoltura abbia profondamente influenzato la vita economica, politica e sociale della comunità setina sin dall’antichità.
LA CEREALICOLTURA COME PILASTRO DELLA VITA ECONOMICA E SOCIALE
La cerealicoltura è stata centrale per Sezze fin dalle sue origini, modellando non solo l’economia locale ma anche le pratiche sociali e religiose. Il grano era una risorsa fondamentale, il cui commercio e la cui distribuzione condizionavano la vita del popolo e delle istituzioni. Infatti, a partire dal III secolo a.C., la cerealicoltura era ancora così importante da influenzare persino l’emissione di monete locali, come testimonia il denario con la testa di Saturno e figure togate sedute su un subsellium, con spighe di grano raffigurate sul rovescio della moneta. Questo simbolismo sottolineava l’importanza del grano come fondamento della società agricola e della divinità legate alla fertilità e alla terra. Nel Museo Archeologico di Sezze, durante la mostra, sono stati esposti alcuni reperti che raccontano questo legame millenario tra il territorio e i cereali. Tra questi, semi carbonizzati di fave, lenticchie, orzo e farro, rinvenuti nella grotta V. Vecchi, un sito utilizzato durante l’età del Bronzo Medio per scopi funerari. Questi semi erano probabilmente offerti alle divinità per garantire la fertilità della terra e la prosperità delle coltivazioni. Un altro oggetto di grande valore storico esposto era un falcetto a ganasce ricavato da un corno di cervo, strumento utilizzato per la mietitura, insieme a una pietra abrasiva funzionale alla macinazione dei cereali. La storia della cerealicoltura a Sezze subì una battuta d’arresto a partire dal II secolo a.C., quando la diffusione del grano importato dalle province conquistate da Roma portò a una crisi profonda del settore. La distribuzione di grano a basso costo, e poi gratuitamente, ai cittadini romani attraverso un sistema di tessere ridusse notevolmente la richiesta di cereali locali. Questo fenomeno ebbe ripercussioni anche a Sezze, dove si assistette a un progressivo declino della cerealicoltura, che tuttavia aprì la strada a una nuova opportunità economica: la viticoltura. La coltivazione della vite si diffuse a Sezze con successo, diventando una delle attività agricole principali. La città era conosciuta per la produzione di vini di alta qualità, tra cui il famoso Setinum, che si dice fosse il vino preferito dall’Imperatore Augusto. Tra i reperti esposti alla mostra “Res Rustica” vi era un collo di anfora con due bolli, ritrovato in una fattoria a Fosso Venereo. Questo reperto rappresenta una prova tangibile della produzione vinicola di Sezze e della sua diffusione in tutto l’Impero romano, poiché anfore simili sono state ritrovate non solo in altre zone del Lazio, come Fondi e Roma, ma anche in regioni lontane come la Grecia, la Francia, la Spagna, la Germania e Cartagine.
L’ARIANNA DI SEZZE: UN SIMBOLO DELLA VITICOLTURA
Sezze ha scelto come simbolo per la mostra Res Rustica un’opera artistica di grande fascino: una teracotta frontonale raffigurante Arianna, distesa seminuda, in un momento di abbandono e consolazione. La leggenda narra che Arianna, dopo essere stata abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso, venne consolata dal dio del vino, Bacco. Questa figura mitologica è stata scelta come metafora della resilienza: nei momenti di difficoltà, simili all’abbandono subito da Arianna, è possibile trovare conforto e nuova speranza, proprio come la terra può rinascere attraverso nuove coltivazioni, come la vite. Bacco, il dio del vino, rappresenta non solo il piacere ma anche l’equilibrio e la temperanza. Quest’ultimo concetto è ripreso anche in affreschi ottocenteschi del pittore setino G. Turchi, dove la Temperanza è raffigurata con un’anfora ai suoi piedi, a sottolineare l’usanza di stemperare il vino con acqua, simbolo di moderazione. L’Arianna di Sezze, esposta durante la mostra, incarna dunque l’evoluzione della comunità setina, capace di reinventarsi dalla cerealicoltura alla viticoltura, rispondendo alle sfide economiche e culturali che si sono presentate nel corso dei secoli. L’opera ricorda inoltre l’importanza del vino nella cultura locale, sia come prodotto agricolo che come simbolo di rinascita e di speranza. La mostra Res Rustica ha offerto a Sezze l’opportunità di ripercorrere la sua storia agricola e di mettere in luce il legame tra la sua identità e la terra. Dai cereali al vino, Sezze ha saputo valorizzare le risorse del suo territorio, integrando le innovazioni agricole e adattandosi ai cambiamenti economici e sociali. La storia della cerealicoltura e della viticoltura, insieme ai preziosi reperti esposti, testimoniano il ruolo fondamentale che l’agricoltura ha giocato nello sviluppo della comunità setina, lasciando un’eredità culturale e materiale che continua a influenzare il presente. L’Arianna di Sezze, come simbolo della mostra, incarna perfettamente questo percorso di resilienza e rinascita, invitando a non disperare nei momenti difficili e a saper cogliere il meglio dalle risorse disponibili, proprio come gli antichi facevano con la terra e il vino.
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