La laguna fossile di Bassiano
In alcuni, vicino la costa, si sono formate vaste lagune fangose come la laguna fossile di Bassiano che ha dato origine al bellissimo affioramento, detto del ‘calcare litografico’, poiché in passato il calcare come quello di Bassiano veniva utilizzato per la stampa delle litografie.
In alcune località del territorio di Bassiano affiorano piccoli strati di dolomie bituminose, di color grigio scuro, ricchi di resti di conifere fossili dal genere Brachiphyllum e da altre piante. Qualche volta si trovano resti di pesci, in particolare del genere Pleuropholis, di coproliti (escrementi fossili di organismi diversi), piccoli bivalvi, crostacei e gasteropodi correlabili al Giurassico medio (circa 175 milioni di anni fa). Questo giacimento è uno dei rarissimi siti italiani contenenti pesci e piante fossili risalenti allo stesso intervallo temporale.
Con ogni probabilità il bacino lagunare era caratterizzato da acque stagnanti con una forte concentrazione di sali disciolti, come risulta dalla buona conservazione dei resti vegetali trovati. La loro presenza allo stato fossile riveste grande importanza poiché prova la vicinanza delle terre emerse alle aree marine e, soprattutto, indica come tali zone siano state soggette alle continue variazioni del livello del mare.
Infatti i resti di piante che si depositavano sul fondo di lagune, stagni o laghi, si conservano perfettamente poiché venivano subito ricoperti di sedimenti e venivano protetti da un ambiente privo di ossigeno che li preservava dagli attacchi batterici e dalla decomposizione.
Aree di piattaforma carbonatica con caratteristiche ambientali come quelle del sito di Bassiano, con terre emerse vicine a lagune, erano molto più diffuse di quanto si possa immaginare. Basti ricordare gli ultimi ritrovamenti fossili di resti scheletrici e impronte di dinosauri nell’Appennino, come per esempio quelli di Ciro (Scipionyx samniticus), il primo dinosauro italiano ritrovato a Pietraroia (Benevento), o le centinaia impronte fossili di dinosauro scoperte ad Altamura e sul Gargano (piattaforma apula).
I dinosauri di Sezze
Ma i dinosauri avranno mai lasciato loro testimonianze nelle rocce Lepine? Le ampie zone emerse dove si sviluppava rigogliosa la vita animale e vegetale, tra primitive piante con fiori e frutti, come testimoniano i fossili di flora continentale giurassica di Bassiano, lasciano ragionevolmente supporre la presenza di dinosauri, gli enormi rettili veri dominatori degli ambienti mesozoici.
Nel 2003, nel territorio di Sezze sono state scoperte centinaia di orme fossili di dinosauro. Questo straordinario ritrovamento, unico nel Lazio, colloca il comprensorio dei Monti Lepini tra i rari luoghi italiani dove le ‘terribili lucertole’ hanno lasciato impronte fossili.
La nascita degli Appennini
Le piattaforme carbonatiche sono caratterizzate dalla presenza di organismi diversi. Si può paragonare la storia delle scogliere a un’opera teatrale di successo replicata numerosissime volte, in cui gli attori (gli organismi) cambiano, ma la trama (la struttura della scogliera) resta la stessa.
La piattaforma, i cui sedimenti hanno dato origine alle rocce carbonatiche dell’Appennino, è stata occupata soprattutto da molluschi bivalvi di notevoli dimensioni, le ‘rudiste’. Le loro conchiglie, di forma cilindrica o conica, costituivano compatti aggregati che resistevano alla forza d’urto del moto ondoso e delle correnti marine. Erano formate da due valve a sviluppo disuguale: di solito la prima presentava una forma conica, ancorata al substrato, mentre l’altra aveva funzioni di tipo opercolare.
Con la morte dell’animale il guscio costituiva il substrato per le generazioni successive che ne edificavano di nuovi ancorandoli ai sottostanti, e così via. Nell’area dei Monti Lepini, un po’ ovunque si osservano gli affioramenti fossiliferi a rudiste, in alcuni casi costituiti da banchi o formazioni di organismi gregari ancora in posizione fisiologica.