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Un viaggio nelle chiese di Cori

Questo articolo vi porterà in un viaggio alla scoperta delle chiese storiche di Norma, scoprendone la bellezza e il valore storico-artistico.

Chiesa di S. Maria della Pietà

L’edificio è ubicato nel settore occidentale della cittadina lepina, dove la tradizione afferma l’esistenza di una precedente chiesa fondata tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo, sui ruderi di un più antico edificio sacro pagano. La facciata è ornata da sobri portali d’ingresso in pietra – di cui quello centrale, il maggiore, sormontato da un timpano spezzato – e da alte lesene concluse da una ampia cornice e da un timpano. Sul lato sinistro svetta un severo campanile. I prospetti e gli elementi architettonici che li nobilitano risalgono alla metà del XVII secolo, quando anche l’originaria navata unica, coperta da tetto a capriate, viene ampliata in uno spazio di tipo basilicale. Una navata centrale coperta da una volta a botte, affiancata da navatelle coperte da volte a crociera da cui si accede ad alcune cappelle laterali: sul lato sinistro sono situate quelle dedicate a S. Rocco e a S. Francesco da Paola, mentre sul lato opposto furono costruite le cappelle in onore della Madonna del Rosario, della Madonna del Buon Consiglio, dello Spirito Santo e di S. Tommaso. Al centro del transetto, l’altare maggiore è sovrastato da una cupola impostata su pennacchi dipinti con i quattro evangelisti illuminata da una lanterna ; dietro esso è collocato l’elegante coro ligneo del 1765. Sulla controfacciata un prezioso organo a canne del 1636, occupa quasi interamente la cantoria. Oltre allo Sposalizio della Vergine, nella chiesa si conservano alcune importanti opere d’arte. Non si può non menzionare il monumentale candelabro del cero pasquale ( e la vicina cattedra episcopale in pietra dell’inizio del XII secolo e i numerosi dipinti: una Pietà  del XVI secolo, la tavola cinquecentesca del Redentore – di linguaggio siciolantesco – con una importante cornice e la tela eseguita nel XVIII secolo da Giovanni Domenico Fiorentini, raffigurante l’Estasi del Beato Tommaso da Cori. Nel cortile interno al complesso monumentale, di cui fa parte anche la casa parrocchiale, addossato alla navata laterale sinistra della chiesa di S. Maria è un altro antico edificio, l’Oratorio della Confraternita del Gonfalone, istituita nella seconda metà del XIII secolo per offrire sostegno materiale e spirituale alla popolazione.

Chiesa di Sant’Oliva e la Cappella del Crocifisso 

Collocate in prossimità del Palazzo Comunale, tra i due agglomerati urbani posti “a monte” e “a valle” della collina, le due chiese, affiancate e comunicanti attraverso una serie di arcate costituiscono un organismo tra i più interessanti e suggestivi del paese. La chiesa più antica è quella a S. Oliva, patrona fin dal medioevo di Cori.  L’analisi archeologica ha evidenziato che la struttura della chiesa insiste su un edificio romano. Infatti la colonna visibile sulla facciata e la prima a sinistra, all’interno, si trovano ancora nella posizione originaria; in base a questi elementi non era possibile però stabilire con certezza le caratteristiche dell’edificio romano. Recenti studi hanno permesso di stabilire le caratteristiche dell’edificio originario, un tempio tetrastilo della fine del II secolo a.C., forse di stile corinzio. Le stesse ricerche hanno permesso di datare la costruzione della chiesa di S. Oliva e del campanile – per la sola parte a fasce alterne in tufo e calcare – alla prima metà del XII secolo. Originariamente l’edificio era a cinque navate, la prima navata di sinistra sarebbe stata eliminata con l’edificazione della cappella del Crocefisso. Questa fu costruita insieme al convento degli Agostiniani a partire dal 1467, ultimata dieci anni dopo e dedicata a S. Agostino. Con ingresso a sé è collocata a sinistra della chiesa di S. Oliva e in parte poggia su un terrazzamento; consiste in un’aula unica con volta a botte. Nell’abside  è un grande affresco anonimo, di qualità non elevata, in parte rovinato, con la grande Incoronazione della Vergine, che viene datato intorno al 1507. Le decorazioni della volta, – con scene del Vecchio e Nuovo Testamento, liberamente ispirate a quelle della Cappella Sistina, furono commissionate dai fratelli Antonio e Notar Giacomo Mattei ed ultimate nel 1533. Il rinvenimento, negli attuali sotterranei della Cappella, di strutture appartenenti ad abitazioni medioevali ha permesso di ipotizzare che la piazza antistante la chiesa di S. Oliva fosse organizzata su due livelli e che, quindi, l’attuale configurazione urbanistica si deve ad un intervento quattrocentesco. Nel XVI secolo vennero realizzati il coro ligneo sulla parete d’ingresso, la chiusura del doppio arco d’ingresso in tufo – ancora parzialmente visibile sulla facciata – con la sistemazione del portale; la sostituzione della parte terminale del campanile con l’attuale è riconducibile all’inizio del XVIII secolo, probabilmente come conseguenza di danni causati da eventi sismici.

Chiesa di S. Salvatore 

Documentata dal ‘200, situata in uno dei punti nodali della città antica, occupa uno dei tre terrazzamenti sostruttivi del Foro, posta com’è tra il Tempio dei Dioscuri e la Piazza del Pozzo Dorico; l’isolato sul quale la chiesa venne edificata conserva ancora tali strutture portanti. La chiesa ha subìto notevoli rifacimenti nel XVII e nel XVIII secolo e presenta un’unica navata sulla quale si aprono quattro cappelle, mentre la facciata  presenta una partitura a lesene di gusto classico, assimilabile a quella di Santa Maria della Pietà. L’interno conserva varie opere d’arte: pale d’altare, affreschi e stucchi, mentre tutte le opere amovibili sono custodite nella chiesa di S. Maria della Pietà. Tuttavia, il più fervido periodo di attività artistica si riferisce al ventennio 1597-1617, in cui le famiglie notabili di Cori fanno a gara per abbellire la chiesa e la zona presbiteriale è senza dubbio la più importante decorata ad affresco, con tre opere di due diversi artisti: sull’altare maggiore è collocata la Circoncisione di Gesù, datata 1597 e firmata da Giovan Battista Ricci da Novara, dove la disposizione simmetrica dei personaggi dimostra il legame al tardo manierismo romano;ai due lati si collocano invece i due dipinti murali di Anastasio Fontebuoni (1571-1626): l’Adorazione dei Pastori a sinistra e l’Adorazione dei Magi (di cui vi invitiamo a leggere l’articolo dedicato nella sezione “Pillole Artistiche”) a destra (datate 1610 e firmate). Nelle opere del Fontebuoni sono evidenti l’influsso del naturalismo caravaggesco, della pittura sistina ed è manifesto il forte legame con la riforma toscana, sottolineato anche dal gusto per la resa pittorica delle stoffe decorate.

Chiesa di San Francesco 

Il processo di costruzione della chiesa e del convento ebbe inizio nel 1511 ad opera di maestranze lombarde e locali. Nel 1526 la chiesa e il convento erano già stati portati a termine. La chiesa era costituita da un vano coro-presbiterio a pianta rettangolare con due grandi volte a vela, con l’ingresso laterale verso la sacrestia e il chiostro. L’unica navata era anch’essa rettangolare con lesene e cornice sulle pareti laterali. La facciata  è caratterizzata da tre ingressi e da un grande oculo, ritmato da quattro lesene e chiusa in alto da un timpano; a sinistra è delimitata da un volume con contrafforte angolare e al lato opposto da un portale ad arco con bugne per l’ingresso al chiostro. Il portale principale, opera più tarda, della facciata venne realizzato nel 1559. Nella parte absidale venne realizzato un coro ligneo intarsiato con 30 stalli nel 1526. Dello stesso periodo è il baldacchino ligneo che contiene la bella pala d’altare con al centro la Vergine in adorazione del Bambino tra i santi Francesco, Orsola, Giovanni Battista; in alto il Santo Padre su nuvole tra Crerubini. Alla navata furono aggiunte – tra il 1540 e il 1595 – quattro cappelle per il culto e la sepoltura di quattro famiglie facoltose di Cori e dedicate alla Madonna di Loreto, all’Immacolata, a San Francesco e a Santa Maria degli Angeli. Di questo periodo è il quadro “San Carlo Borromeo” di Niccolò Pomarancio (1553-1626). Il complesso monumentale e in particolare l’edificio di culto subì alcune trasformazione già nel XVII secolo: da edificio rinascimentale diventò barocco e con l’aggiunta di altre 4 cappelle – tra il 1613 e il 1634 – dedicate a: San Carlo Borromeo, San Filippo Neri e San Pasquale Baylon, Sant’Isidoro e Sant’Antonio di Padova.Tra il 1673 e il 1689 Luigi Guarnieri realizzò il soffitto a cassettoni in legno intagliato, dorato e decorato. Al centro è l’immagine di San Francesco in gloria con la Croce circondato da angeli. Di questo periodo è il pulpito in legno; in questi stessi anni venne sostituito il campanile a vela con uno in grado di contenere due campane. Altre trasformazioni furono operate nel XVIII secolo che riguardarono, ancora, il campanile, l’altare maggiore e il presbiterio. Nel 1873 la soppressione dei religiosi e, quindi, la loro assenza peggiorarono le precarie condizioni degli edifici del complesso conventuale. Radicale restauri furono condotti all’inizio del XX secolo, proseguiti durante la prima metà del secolo con interventi di consolidamento delle fondazioni e delle strutture, sulla facciata, sul pericolante campanile e sul soffitto ligneo.

da testi di Ferruccio Pantalfini e Vincenzo Scozzarella 

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