Oratorio dell’Annunziata
L’Oratorio dell’Annunziata è collocato nella zona “a valle” di Cori, circa 300 metri fuori da Porta Romana, nell’area del contado nota con il toponimo di “Insito”. Le prime notizie relative all’inizio dei lavori di costruzione della piccola chiesa risalgono al 1373. Il complesso edilizio risulta costituito dall’Oratorio – un semplice edificio rettangolare coperto a tetto – comunicante, tramite l’adiacente sacrestia, con la cappella del Crocifisso e l’ambiente contiguo; ad essi sono affiancati il romitorio e il campanile. Le strutture murarie si presentano all’esterno costruite in blocchi di tufo, mentre gli elementi architettonici di pregio – scale, portali e cornici di finestre – sono realizzati in travertino.
Di questo materiale è costituito il portale d’ingresso (ill. 1) dell’Oratorio, sobrio nelle forme ma arricchito dalla lunetta soprastante, con l’immagine parzialmente leggibile di Gesù Cristo benedicente tra santi; l’affresco è delimitato da una cornice lapidea incisa da una elegante iscrizione che informa sull’origine spagnola del committente. Ugualmente raffinato è lo stemma della città in pietra bianca, murato in facciata, il più antico di Cori.
L’interno (ill. 2) si sviluppa per circa 8 metri in lunghezza e la metà in larghezza; è coperto da una volta a sesto acuto interamente dipinta. Le scene raffigurate sono incorniciate da una finta struttura architettonica composta da colonnine corinzie e da sottili cornicioni. I dipinti, pur realizzati in periodi diversi, costituiscono, specialmente alla luce di recenti studi, originale exemplum di quella particolare fase di transizione che, fra tardo Medioevo ed albori rinascimentali, segna le arti nel territorio lepino.
L’analisi archeologica ha evidenziato che la struttura della chiesa insiste su un edificio romano. Infatti la colonna visibile sulla facciata e la prima a sinistra, all’interno, si trovano ancora nella posizione originaria; in base a questi elementi non era possibile però stabilire con certezza le caratteristiche dell’edificio romano.
Recenti studi hanno permesso di stabilire le caratteristiche dell’edificio originario, un tempio tetrastilo della fine del II secolo a.C., forse di stile corinzio. Le stesse ricerche hanno permesso di datare la costruzione della chiesa di S. Oliva e del campanile – per la sola parte a fasce alterne in tufo e calcare – alla prima metà del XII secolo. Originariamente l’edificio era a cinque navate, la prima navata di sinistra sarebbe stata eliminata con l’edificazione della cappella del Crocefisso. Questa fu costruita insieme al convento degli Agostiniani a partire dal 1467, ultimata dieci anni dopo e dedicata a S. Agostino. Con ingresso a sé è collocata a sinistra della chiesa di S. Oliva e in parte poggia su un terrazzamento; consiste in un’aula unica con volta a botte. Nell’abside (ill. 11) è un grande affresco anonimo, di qualità non elevata, in parte rovinato, con la grande Incoronazione della Vergine, che viene datato intorno al 1507. Le decorazioni della volta (ill. 12), – con scene del Vecchio (ill. 13) e Nuovo Testamento, liberamente ispirate a quelle della Cappella Sistina, furono commissionate dai fratelli Antonio e Notar Giacomo Mattei ed ultimate nel 1533.
Il rinvenimento, negli attuali sotterranei della Cappella, di strutture appartenenti ad abitazioni medioevali ha permesso di ipotizzare che la piazza antistante la chiesa di S. Oliva fosse organizzata su due livelli e che, quindi, l’attuale configurazione urbanistica si deve ad un intervento quattrocentesco.
Nel XVI secolo vennero realizzati il coro ligneo sulla parete d’ingresso, la chiusura del doppio arco d’ingresso in tufo – ancora parzialmente visibile sulla facciata – con la sistemazione del portale; la sostituzione della parte terminale del campanile con l’attuale è riconducibile all’inizio del XVIII secolo, probabilmente come conseguenza di danni causati da eventi sismici.
Il processo di costruzione della chiesa e del convento ebbe inizio nel 1511 ad opera di maestranze lombarde e locali. Nel 1526 la chiesa e il convento erano già stati portati a termine. La chiesa era costituita da un vano coro-presbiterio a pianta rettangolare con due grandi volte a vela, con l’ingresso laterale verso la sacrestia e il chiostro. L’unica navata era anch’essa rettangolare con lesene e cornice sulle pareti laterali. La facciata (ill. 16) è caratterizzata da tre ingressi e da un grande oculo, ritmato da quattro lesene e chiusa in alto da un timpano; a sinistra è delimitata da un volume con contrafforte angolare e al lato opposto da un portale ad arco con bugne per l’ingresso al chiostro. Il portale principale, opera più tarda, della facciata venne realizzato nel 1559.
Nella parte absidale venne realizzato un coro ligneo intarsiato con 30 stalli nel 1526. Dello stesso periodo è il baldacchino ligneo che contiene la bella pala d’altare con al centro la Vergine in adorazione del Bambino tra i santi Francesco, Orsola, Giovanni Battista; in alto il Santo Padre su nuvole tra Crerubini (ill. 17). Alla navata furono aggiunte – tra il 1540 e il 1595 – quattro cappelle per il culto e la sepoltura di quattro famiglie facoltose di Cori e dedicate alla Madonna di Loreto, all’Immacolata, a San Francesco e a Santa Maria degli Angeli. Di questo periodo è il quadro “San Carlo Borromeo” di Niccolò Pomarancio (1553-1626).
Il complesso monumentale e in particolare l’edificio di culto subì alcune trasformazione già nel XVII secolo: da edificio rinascimentale diventò barocco e con l’aggiunta di altre 4 cappelle – tra il 1613 e il 1634 – dedicate a: San Carlo Borromeo, San Filippo Neri e San Pasquale Baylon, Sant’Isidoro e Sant’Antonio di Padova.Tra il 1673 e il 1689 Luigi Guarnieri realizzò il soffitto a cassettoni in legno intagliato, dorato e decorato (ill. 18). Al centro è l’immagine di San Francesco in gloria con la Croce circondato da angeli. Di questo periodo è il pulpito in legno; in questi stessi anni venne sostituito il campanile a vela con uno in grado di contenere due campane. Altre trasformazioni furono operate nel XVIII secolo che riguardarono, ancora, il campanile, l’altare maggiore e il presbiterio. Nel 1873 la soppressione dei religiosi e, quindi, la loro assenza peggiorarono le precarie condizioni degli edifici del complesso conventuale. Radicale restauri furono condotti all’inizio del XX secolo, proseguiti durante la prima metà del secolo con interventi di consolidamento delle fondazioni e delle strutture, sulla facciata, sul pericolante campanile e sul soffitto ligneo.
A cura di:
Ferruccio Pantalfini
Vincenzo Scozzarella