Al centro della facciata (ill. 2) è inserito un elegante portone in pietra, i cui stipiti terminano superiormente in una mensola a fogliame e sorreggono un architrave ornato in basso da punte di diamante. Al di sopra un timpano spezzato con al centro lo stemma del paese. Ancora più sopra è murata una cornice di finestra ornata da volute, ai cui lati due vere finestre a quarto di cerchio illuminano lo spazio interno.
La pianta, a navata unica, presenta quattro cappelle per lato con piano di calpestio in “cocciopesto”, sopraelevato rispetto al pavimento in cotto dell’aula. Questa è coperta da una volta lunettata per consentire l’apertura nella parte superiore delle pareti di finestre delle quali solo quelle sul lato sud-est sono aperte e consentono alla luce di entrare.
La prima cappella di sinistra – Cappella Massimo – è decorata sulla parete d’altare da una grande tela del 1613 di Domenico Fiasella con l’Annunciazione (ill. 3) ed è interamente ornata da affreschi con Storie della Vita della Vergine: sulla volta compaiono due scene con la Nascita e la Presentazione al tempio di Maria; sulla parete sinistra si riconosce una Sacra Famiglia con Sant’Anna, e su quella di destra è la Visitazione di autore ignoto e riferibile allo scadere del XVI secolo.
L’altare maggiore, arricchito da un dossale in muratura intonacata in forme barocche, è sovrastato da un’altra grande pala di Domenico Fiasella raffigurante l’Assunta (ill. 5), anch’essa databile 1613 e commissionata da Ascanio Massimo; a seguito di un recente restauro la critica ha ipotizzato che l’opera possa essere una copia del XIX dell’originale di Fiasella.
L’opera più antica presente in S. Maria Assunta è conservata nella quarta cappella a sinistra. Si tratta di un trittico di non grandi dimensioni, dipinto a olio su tavola, dove al centro è rappresenta la Madonna in Trono col Bambino (ill. 6), in tunica rossa e manto azzurro con risvolti verdi, su fondo oro. Il Bambino, in piedi, è rappresentato mentre infila la mano destra sotto la tunica della Madre. Nelle due tavole ai lati, compaiono a destra, Sant’Andrea e San Paolo apostolo, a sinistra San Giovanni Evangelista e San Nicola di Bari. Dopo il 1865, a seguito di un fulmine, furono eseguiti lavori di restauro che hanno interessato il tetto e la facciata. Agli inizi del XXI secolo sono stati eseguiti lavori di che hanno interessato la facciata, il tetto il campanile, l’aula e il presbiterio con rifacimento delle pavimentazioni, il restauro dell’altare maggiore e degli intonaci.
La semplice facciata presenta un portale incorniciato in pietra e sormontato da un timpano triangolare (ill. 7). L’interno, a navata unica, reca sulla parete di fondo un altare barocco con elementi decorativi in stucco ed un nicchia ora vuota, ma che un tempo ospitava una statua di legno di San Sebastiano, a grandezza naturale. Le origini della piccola chiesa di S. Sebastiano, si fanno risalire al XII-XIII secolo. A quel periodo vengono datati alcuni affreschi dipinti all’interno della chiesa, edificata all’ingresso del borgo medievale e oggi quasi serrata tra le costruzioni più recenti.
Nel Seicento la chiesa fu sede della Confraternita di San Sebastiano come attesta una fonte documentaria; a questo periodo risalgono gli affreschi dipinti lungo la parete destra compaiono alcuni affreschi solo in parte leggibili. Uno rappresenta San Giovanni Battista (ill. 8), figura che sovrasta altri piccoli personaggi in atto di preghiera. Accanto è San Nicola di Bari (ill. 9), invocato da viaggiatori e pellegrini, con in basso la figura di un bimbo con una coppa, esplicito rimando al “miracolo della coppa d’oro”. Sulla parete sinistra è un affresco con San Tommaso D’Aquino, il cui culto nei Lepini è particolarmente diffuso, che morì nel 1274 nell’Abbazia di Fossanova. In tempi più recenti, dopo un periodo in cui ha avuto un uso civile, l’edificio viene recuperato all’uso di culto dopo l’esecuzione di interventi di restauro che hanno interessato il tetto, la facciata con la ricomposizione del portale, le pavimentazioni e gli affreschi.
Tempietto di San Raffaele
Dedicato a San Raffaele e alla Santissima Vergine, il Tempietto venne fatto edificare nel 1659 dal futuro Cardinale Carlo Camillo Massimo. Sorge sul colle omonimo, immerso nel verde del parco. Presenta una facciata scandita da quattro lesene in mattoni con capitelli corinzi di terracotta sormontate da un timpano. Sui lati in origine vi erano due archi; oggi rimane in piedi quello a destra, con cornicione sagomato (ill. 12). Poggia su una base di mattoni rossi e una scalinata immette all’interno, che si presenta come un’unica sala rettangolare, di non grandi dimensioni (m. 3,50×5,50), voltata a botte e decorata a cassettoni dipinti. Sulle pareti tre affreschi (ill. 13) narrano episodi ispirati dalla Bibbia: a sinistra è Il miracolo della Piscina Probatica (dal Vangelo di Giovanni), al centro, sopra l’altare è la Rivelazione e congedo di Raffaele da Tobia e Tobiolo (Libro di Tobia, Antico Testamento) e a destra Il pranzo di Tobia di Pentecoste (id.). In passato come autore dei dipinti murali era stata ipotizzato sia Francesco Cozza, allievo di Domenico Zampieri, detto il Domenichino, sia un anonimo pittore seguace di Pietro da Cortona.
Un recente studio (2015) ha portato all’attribuzione dei cartoni preparatori degli affreschi al francese Nicolas Poussin (che visse e operò in Italia dal 1624 al 1665, anno della sua morte), un artista ben noto al Cardinale Massimo, che ne apprezzava le grandi capacità pittoriche “e dal quale aveva ricevuto lezioni nell’arte del disegno”.
A cura di:
Ferruccio Pantalfini
Vincenzo Scozzarella