La costruzione dell’abbazia cistercense di Valvisciolo (ill.1) dedicata ai Santi Pietro e Stefano si fa risalire alla seconda metà del XII secolo, verso il 1166, ad opera di un gruppo di monaci cistercensi esuli che avevano dovuto abbandonare il loro monastero di Santa Maria di Marmosolio (vicino a Ninfa), distrutto dalle truppe di Federico Barbarossa. Il complesso abbaziale è caratterizzato dalla estrema semplicità e razionalità. La chiesa, articolata secondo il canonico schema a tre navate (ill. 2) di cinque campate ciascuna con pilastri a base rettangolare di derivazione romanica, è affiancata dal chiostro sul lato meridionale (ill. 3), intorno a cui si sviluppano vari ambienti, tra i quali la sala capitolare, il refettorio, il dispensarium. La facciata presenta un bel rosone di cinque metri di diametro (ill. 4).
L’abbazia di Valvisciolo viene ampliata, con vari interventi, sino alla prima metà del Cinquecento. Il 12 agosto del 1540 i Caetani, signori di Sermoneta, ne prendono possesso e decidono di abbellirla con una serie di dipinti su tavola ed a fresco, assolutamente assenti sino a quella data. L’austera regola cistercense, infatti, bandiva ogni manifestazione decorativa. Nel 1541 Girolamo Siciolante realizza per l’altare maggiore della chiesa la Madonna col Bambino ed i Ss. Pietro Stefano e Giovannino (attualmente conservato presso il castello Caetani di Sermoneta); al 1589 risalgono gli affreschi tardomanieristi, opera di Niccolò Circignani detto il Pomarancio (ill. 5), che adornano la chiesa il presbiterio, il coro e la cappella dedicata a San Lorenzo. Tra il 1600 ed il 1605 avviene il ritorno dei cistercensi a Valvisciolo, con i monaci della Congregazione dei Foglianti, che vi rimangono sino alla soppressione napoleonica.
Nel 1863 Papa Pio IX si reca in visita nell’abbazia sermonetana e, come riferisce Don Remigio Facecchia “Rifece gli intonachi della chiesa, vi trasportò quattro quadri prendendoli dalla basilica di S. Lorenzo [fuori le mura], con gli altari barocchi”. Dal 1864, anno in cui i cistercensi tornano a Valvisciolo in via definitiva, grazie all’interessamento di Pio IX, l’abbazia è priorato conventuale dipendente dalla Congregazione di Casamari.
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