Sulla destra, in prossimità del pilastro che delimita lo spazio verso il presbiterio, campeggia la statua del pontefice Leone XIII (Gioacchino Pecci, Carpineto Romano 1810 – Roma 1903), datata 1891, anno di pubblicazione della sua famosa enciclica Rerum Novarum. È opera di Giuseppe Luchetti e si distingue per l’intensa e la finissima lavorazione del marmo (ill. 3).
I pennacchi della cupola sono decorati con i quattro santi protettori di Carpineto, (Francesco, Antonio, Rocco, Agostino) opera di Marco Adami e di Virginio Monti (1884), autore, quest’ultimo di altri importanti interventi a Carpineto nella chiesa di S. Leone Magno e nel Convento di Sant’Anna.
Chiesa di S. Maria del Popolo
L’inizio dei lavori di costruzione di S. Maria del Popolo si fa risalire al XII secolo e il loro termine al 1483, grazie all’intervento del papa Sisto IV che “fondò questa basilica, con l’aiuto dei benefattori e a spese proprie” dopo una terribile pestilenza.
Un’epigrafe latina ricorda come “Il popolo di Carpineto dalla sapiente e onnipotente grandezza di Dio, liberato dalla peste dell’aria per intercessione della Beata Vergine Maria in onore della quale fondò questa basilica, con l’aiuto dei benefattori e a spese proprie – 1483 – Sisto IV”.
La chiesa, dichiarata monumento nazionale, presenta all’ingresso un portico tripartito ad archi preceduto da una piccola scalinata (ill. 6). Il portale è sormontato da un timpano con bassorilievo che rappresenta la Madonna col Bambino (attribuita a Mino da Fiesole).
Convento Carmelo S. Anna. Chiesa di S. Giovanni
Collocato in una piccola piazza nel centro storico di Carpineto, il Convento di Sant’Anna custodisce al suo interno la chiesa dedicata ai santi Giovanni Battista ed Evangelista.
La facciata presenta un grande portale con formelle di bronzo, opera dello scultore anagnino Tommaso Ambrosetti (Storie dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista; Storie di Elia, di San Simone Stock e della Fondazione del Carmelo). Nel registro superiore è un oculo sormontato da un timpano
L’interno (ill. 9) della chiesa, fortemente rimaneggiata sotto il pontificato di Leone XIII, è a pianta basilicale absidata e suddiviso in tre navate scandite da archi. Dell’antico arredo rimangono solo i due frontali di tabernacolo (ill. 10), di cui uno datato 1484 reca lo stemma del cardinale Amato Conti, signore di Carpineto, e lo sportellino con la rappresentazione del Sacro sangue di Gesù.
La decorazione pittorica a fresco è in gran parte opera di Virginio Monti. Nell’abside, su incarico di papa Leone XIII, l’artista dipinse nel 1889 una Madonna in trono col Bambino e i santi Giovanni Battista, Giovanni Evangelista, Pietro e Paolo (ill. 11). Si tratta di un’opera in cui Monti coniuga elementi di derivazione bizantina – come l’ampio utilizzo delle dorature musive – con modelli tipicamente rinascimentali della tradizione umbro-toscana quali la ricerca prospettica e naturalistica.
Il Convento del Carmelo ospita le Suore Carmelitane di stretta clausura a cui è affidata la custodia della chiesa di S. Giovanni.
Le navate laterali si affacciano quattro cappelle con pale d’altare di pittori perugini: esse alludono alla religiosità leoniana.
Sull’altare maggiore si eleva una grandiosa Pietà (ill. 13) marmorea dello scultore polacco Tomasz Oskar Sosnowski. Al di sopra di essa, nella calotta del catino absidale, è il grande affresco di Virginio Monti della Madonna del Rosario (ill.14), in cui papa Leone XIII compare inginocchiato dinanzi alla Vergine mentre pone ai suoi piedi il Triregno, simbolo del potere del Papa: padre dei re, rettore del mondo, Vicario di Cristo. Sui lati sono i santi titolari della chiesa (san Leone Magno e san Nicola) e devozionali del pontefice (san Giuseppe e san Gioacchino).
Edificata extra moenia, lungo l’attuale via Carpinetana, la chiesa di Sant’Agostino con il contiguo convento si collocano nel moderno rione eponimo. Le sue origini si fanno risalire al XIII secolo, durante la signoria dei conti di Ceccano, quando la chiesa era possedimento dell’ordine Antoniano e inizialmente dedicata a Sant’Antonio abate.
Questo spiega l’attuale presenza all’interno della chiesa, in prossimità della zona presbiteriale, del bel rilievo marmoreo databile alla seconda metà del XV secolo con la rappresentazione del Santo che reca l’immancabile bastone a Tau, la campanella e il libro aperto con la scritta “Simulabo eum viro sapienti” (ill. 15).
Abbandonata in epoca napoleonica, la chiesa e il convento di Sant’Agostino furono acquisiti e restaurati da papa Leone XIII, che riportò così in vita una delle più antiche chiese di Carpineto.
S. Agostino risulta oggi leggermente rialzata rispetto al piano stradale. Per giungere all’ingresso è necessario percorrere una breve scalinata. La facciata (ill. 16), a capanna con unica finestra circolare, è decorata da un piccolo protiro con colonnine, leoni stilofori e un architrave con al centro una Deesis (Cristo in croce tra la Vergine e Giovanni Evangelista), e le rappresentazioni di S. Antonio abate, S. Agostino, S. Pietro, due angeli incensieri e uno scalpellino. La grande lunetta ogivale reca un bassorilievo realizzato nel 1992 con L’estasi di Ostia, ispirato alla vita di Sant’Agostino e Santa Monica.
Di particolare interesse è anche la lunetta cuspidata (ill. 17) che sormonta il portale sul lato nord, verso il convento. Proviene dalla chiesa di Santo Stefano di Valvisciolo (distrutta nel Trecento) e vi sono rappresentati la Madonna con il Bambino tra i santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. Si tratta di una rara testimonianza di scultura tardomedievale nel territorio lepino perfettamente conservata. Al di sopra è lo stemma del cardinale Annibaldo de Ceccano, la cui famiglia governò su Carpineto sino al 1299, anno in cui il feudo passò ai Caetani.
L’interno della chiesa è ad aula unica con capriate lignee e transetto. L’altare maggiore è decorato da una pala di grandi dimensioni (ill. 18) che raffigura sant’Agostino, opera realizzata nel 1888 da Tito Troja, pittore ufficiale dei Padri Agostini tra fine Ottocento e inizio Novecento. Dello stesso pittore sono gli affreschi dell’abside. Con Raffigurano sant’Agostino e Sant’Antonio Abate circondati dai loro ordini.
Accanto all’altare c’è un magnifico organo ogivale donato a papa Pecci dalla diocesi di San Gallo, in Svizzera.
La facciata della chiesa di san Pietro, ricoperta di travertino negli anni ’50 del Novecento, presenta un portale unico con timpano aggettante al cui interno è l’immagine di Pietro. Più in alto è una finestra rettangolare e nella sommità un oculo compare nel grande timpano terminale.
L’interno è a navata unica voltata a botte con due grandi cappelle sui lati. Termina nella zona presbiteriale con un altare ligneo decorato da una pala di ignoto (ill. 20) rappresentante La consegna delle chiavi a San Pietro (un’opera simile, per linguaggio e impaginazione è conservata a Segni nella omonima chiesa). Alle spalle dell’altare è un grande coro ligneo del XVIII secolo.
Sulla parete sinistra è il grande l’olio su tela attribuito al pittore francese Simon Vouet, che operò a lungo a Roma nella prima metà del Seicento, con Le stimmate di San Francesco databile al 1615 circa (ill. 21).
Il chiostro è affrescato nelle 28 lunette che ne scandiscono il cammino con le Storie della vita di san Francesco (ill. 22), opera di Francesco Serbucci di Tivoli (1685).
Nel convento di S. Pietro operano i Francescani della Provincia Riformata, detti anche Zoccolanti, che aprono uno “studio generale” di filosofia e scienze di grande fama, come attesta san Carlo da Sezze, che vi soggiornò alcuni anni.